Putin avrebbe avviato una campagna per rispondere alle sanzioni: le imprese pagano a caro prezzo le contromosse del Cremlino.
La guerra si gioca su tre fronti, ormai è un dato chiaro. Il primo, il più importante, è quello diplomatico, con una azione per provare a fermare il conflitto, il moltiplicarsi delle vittime e gli orrori che in questi 50 giorni stanno sconvolgendo i territori ucraini.
Parallelamente è la propaganda a delineare un quadro di incertezza. Le immagini che arrivano dalle città simbolo del conflitto, raccontano scene di violenza, bombe, bilanci pesantissimi, raccontati dai russi e dall’esercito ucraino in maniera differente. Ciò che invece potrebbe essere determinante è l’attacco ai conti e all’economia russa, arrivato con i pacchetti di sanzioni che non sembrano al momento frenare l’escalation del Cremlino.
Da Mosca sarebbe infatti pronta una risposta sullo stesso piano, per andare ad indebolire i mercati europei facendo leva su prodotti e accordi che potrebbero davvero diventare il fulcro delle trattative. Secondo La Verità, Putin potrebbe avviare un piano con contromosse decise e nette. E le imprese sono preoccupate da quanto sta accadendo.
Le contromosse di Putin e la preoccupazione sui mercati
La strada è ormai tracciata e la risposta di Putin all’Europa sarà economica. La Verità, in edicola oggi, traccia il piano del Cremlino, alimentano la preoccupazione per i mercati. “Il primo problema è legato al pagamento in rubli – si legge –, e molte aziende non possono ricevere pagamenti da Mosca per via di tale decisione”. Cresce però la paura per alcuni prodotti specifici che portano fatturati importanti.
“Oggi, per intenderci, le sanzioni che preoccupano riguardano formaggi e salumi, ortofrutta, prodotti importanti, ma non quanto lo sarebbe un blocco su pane, pasta, sughi e vino italiano. Un giro d’affari stimato in circa 600 mila euro all’anno”. Nell’intervista al presidente di Unimpresa Spadafora, è chiarito quale potrebbe essere il problema, con numeri e dati tangibili.
“Il primo problema potrebbe riguardare l’1,5% delle nostre esportazioni, cioè quei 7-8 miliardi di euro dei prodotti Made in Italy venduti sul mercato russo, quindi moda e settore alimentare”. Mosca potrebbe quindi mettere in piedi un contro embargo. E in tal senso fra gas e acciaio i problemi diventerebbero pesantissimi. La volontà di Putin è di utilizzare quelle aziende che a causa delle sanzioni hanno interrotto i rapporti con la Russia. Sarebbero uno strumento per alleggerire il peso delle misure messe in campo, bloccando anche il trasporto su gomma e quello via mare, che avrebbe un impatto durissimo. Cresce quindi il timore per le ritorsioni che potrebbero arrivare, e che bloccherebbero mercati floridi e introiti pesanti, in una situazione già di grave crisi per le aziende italiane.