Scoppia la polemica a Faenza dove un’insegnante di musica assegna un compito ‘particolare’ agli alunni: “Imparare Bella Ciao”
E’ tempo di vacanze, o almeno di ‘mini’ stop per i bambini e gli adolescenti che dopo la pandemia sono riusciti gradualmente a tornare tra i banchi di scuola per imparare insieme ai compagni di classe, abbandonando così la didattica a distanza che li ha accompagnati per diverso tempo a causa dei numerosi contagi da Covid. A ridosso di Pasqua le scuole stanno chiudendo per poi riprendere regolarmente dopo il lunedì di Pasquetta.
E’ tempo di riposo quindi per i ragazzi ma anche di studio per rimanere in ‘allenamento’ in questi pochi giorni di sosta. Proprio su questo tema è nata la polemica in provincia di Ravenna. A Faenza infatti un’insegnate ha assegnato un insolito compito delle vacanze. La docente di una scuola media ha incaricato i ragazzi di imparare la canzone ‘Bella Ciao’ e di fare un video. Sicuramente non una richiesta comune, accolta con stupore ed anche con disappunto da parte di alcuni.
Il compito in questione non è stato accolto in maniera positiva da alcuni genitori. Come si apprende dal Corriere di Romagna uno dei genitori dei ragazzi coinvolti nel compito ha segnalato l’accaduto al consigliere comunale del gruppo Misto, Gabriele Padovani. Lui stesso ha giudicato la richiesta etichettandola come “eccessivamente politicizzata’.
Il consigliere ha subito dichiarato provvedimenti: “Depositerò a breve un’interrogazione ed un ordine del giorno. ‘Bella Ciao’ è una canzone contrassegnata politicamente e, oltretutto, non fu mai nemmeno cantata dai partigiani“. La domanda che pone è: “Perché proporla a ragazzi di 12 anni“. L’unica ‘scusante’ che Padovani concede alla professoresse è quella di voler sensibilizzare alla guerra in corso, ma anche se fosse così sostiene: “Si potevano utilizzare altri brani”. Chiude poi con un’analisi più generale: “‘Bella Ciao’ non è un canto di parte, è un canto unitario degli antifascisti.Chi afferma il contrario non conosce la storia, ma di questo non mi stupisco: è ormai da 30 anni che ci troviamo in un clima di revisionismo storico“.