A maggio potrebbero cambiare radicalmente gli equilibri. La Commissione dellâUnione Europea vuole proseguire con il pugno duro, ma anche Putin non fa passi indietro ed è convinto che il suo metano sia fondamentale per la nostra economia
Arrivano come pronosticabile le reazioni da parte della Commissione dellâUnione Europea dopo il decreto di Mosca riguardo il pagamento del gas in rubli. Una mossa che viola le sanzioni contro la Russia e che sta spingendo in modo inevitabile verso il blocco dei flussi. Questo non è ancora arrivato solo perchĂŠ a Bruxelles è ancora viva la speranza che Putin ci ripensi e rinunci ad applicare le misure del decreto. Un compromesso che almeno al momento, però, non sembra essere nellâidea di Mosca, tanto che lo stesso premier ieri ha sottolineato come gli europei non possano fare a meno dellâenergia russa.
Tecnicamente i provvedimenti nei confronti dei âPaesi ostiliâ alla Russia, dovranno entrare in vigore a partire da maggio ed è a quel punto che ogni azienda europea importatrice di gas da Gazprom si dovrebbe quindi attrezzare per avere due conti differenti (uno in euro, uno in rubli) presso lâistituto controllato dal monopolio di Stato russo del metano, cioè Gazprombank.
Si tratterebbe quindi (come da interpretazione della Commissione Europea) di un escamotage per aggirare le sanzioni, visto che questâultimo al momento è impossibilito a compiere operazioni in euro. Oltretutto, in questo modo il Cremlino sarebbe pure nelle condizioni di poter manipolare il tasso di cambio e di conseguenza i prezzi del gas a proprio vantaggio. Si va verso un braccio di ferro che potrebbe portare lâEuropa a dover fare a meno di colpo del 37,5% del metano importato dal resto del mondo (circa 167 miliardi di metri cubi lâanno). Lâalternativa è quella auspicata da Putin, ossia che lâUnione Europea rinunci alle sanzioni nei confronti della banca centrale russa, manifestando cosĂŹ la propria fragilitĂ (oltre che poca credibilitĂ ). Altra speranza da parte del Cremlino è infine quella che questa situazione possa portare a una divisione dellâEuropa, con alcuni Stati che potrebbero prendere le distanze dallâUE per non dover rinunciare alle importazioni del metano dalla Russia.