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Cronaca

Bruxelles, braccio di ferro con la Russia: “Con i rubli, stop al gas”

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Marco Ercole

A maggio potrebbero cambiare radicalmente gli equilibri. La Commissione dell’Unione Europea vuole proseguire con il pugno duro, ma anche Putin non fa passi indietro ed è convinto che il suo metano sia fondamentale per la nostra economia

Arrivano come pronosticabile le reazioni da parte della Commissione dell’Unione Europea dopo il decreto di Mosca riguardo il pagamento del gas in rubli. Una mossa che viola le sanzioni contro la Russia e che sta spingendo in modo inevitabile verso il blocco dei flussi. Questo non è ancora arrivato solo perché a Bruxelles è ancora viva la speranza che Putin ci ripensi e rinunci ad applicare le misure del decreto. Un compromesso che almeno al momento, però, non sembra essere nell’idea di Mosca, tanto che lo stesso premier ieri ha sottolineato come gli europei non possano fare a meno dell’energia russa.

Il presidente della Commissione dell’Unione Europea Ursula von der Leyen in visita in Ucraina (Ansa)

Tecnicamente i provvedimenti nei confronti dei “Paesi ostili” alla Russia, dovranno entrare in vigore a partire da maggio ed è a quel punto che ogni azienda europea importatrice di gas da Gazprom si dovrebbe quindi attrezzare per avere due conti differenti (uno in euro, uno in rubli) presso l’istituto controllato dal monopolio di Stato russo del metano, cioè Gazprombank.

La posizione della Russia

Il presidente russo Vladimir Putin mantiene il pugno duro contro le sanzioni da parte dell’Europa (Ansa)

Si tratterebbe quindi (come da interpretazione della Commissione Europea) di un escamotage per aggirare le sanzioni, visto che quest’ultimo al momento è impossibilito a compiere operazioni in euro. Oltretutto, in questo modo il Cremlino sarebbe pure nelle condizioni di poter manipolare il tasso di cambio e di conseguenza i prezzi del gas a proprio vantaggio. Si va verso un braccio di ferro che potrebbe portare l’Europa a dover fare a meno di colpo del 37,5% del metano importato dal resto del mondo (circa 167 miliardi di metri cubi l’anno). L’alternativa è quella auspicata da Putin, ossia che l’Unione Europea rinunci alle sanzioni nei confronti della banca centrale russa, manifestando così la propria fragilità (oltre che poca credibilità). Altra speranza da parte del Cremlino è infine quella che questa situazione possa portare a una divisione dell’Europa, con alcuni Stati che potrebbero prendere le distanze dall’UE per non dover rinunciare alle importazioni del metano dalla Russia.

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