Il consueto gesto rituale del Papa quest’anno, in mezzo alle polemiche scaturite per le sue scelte sulla Via Crucis e il drammatico conflitto in corso in Ucraina, assume un senso e una potenza inedita rispetto agli anni precedenti.
La celebrazione di quest’anno in “in Coena Domini” di Papa Francesco si è svolta con una riservatezza, rispetto agli scorsi anni, inusuale e inaspettata. A precederla, nessun annuncio ufficiale, se non un sintetico comunicate con alcune foto rilasciate dalla Sala Stampa vaticana alla fine del rito.
La guerra in Ucraina, l’attuale contesto internazionale, le scaramucce con l’ambasciata ucraina in Vaticano e persino con il capo della Chiesa greco-cattolica nessuno se le aspettava in Vaticano, in un momento in cui la Santa Sede sta cercando di ultimare dettagli e ufficialità dell’incontro tra Bergoglio e il Patriarca di Mosca Kirill e in questo modo di provare ad agganciarsi ad ogni appiglio per risolvere il conflitto e provare a costruire la pace.
Il gesto evangelico in mezzo alle tante polemiche
La polemica innescata dagli ucraini, però, purtroppo sembra andare nella direzione opposta, e a questo punto anche le trattative per la pace ora sembrano più complicate. Per questo Papa Francesco sta vivendo un momento particolarmente difficile, e forse è questa la ragione per cui anche un momento fortemente evocativo come quello della lavanda dei piedi finisce per essere svolto il più lontano possibile dai riflettori.
Tuttavia, anche quest’anno, come negli scorsi anni, si è trattato di un rito estremamente toccante, che ha visto il Pontefice lavare i piedi a dodici detenuti del Nuovo Complesso Penitenziario di Civitavecchia. Bergoglio è arrivato intorno alle 16 con la sua consueta utilitaria bianca, accolto dalle autorità del carcere prima di recarsi nella Cappella dove ha presieduto la celebrazione eucaristica in cui si fa memoria dell’Ultima Cena.
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Il Papa ha parlato durante l’omelia del gesto “semplice” compiuto da Gesù nel Vangelo, che “lava i piedi ai suoi discepoli”, una “cosa strana quella che ha fatto: a quel tempo i piedi li lavavano gli schiavi all’entrata della casa”. Un gesto “che anche tocca il cuore”, che “lava i piedi al traditore, quello che lo vende”, perché “così è Gesù” e “ci insegna questo, semplicemente: fra voi, dovete lavare i piedi“. È il simbolo: “tra voi, dovete servirvi; uno serve l’altro, senza interessi”.
Gesù che dice al traditore: “Amico”. E che “anche lo aspetta, fino alla fine: perdona tutto”. Un passaggio che il Papa ha spiegato che vorrebbe mettere “nel cuore di tutti noi, anche nel mio: Dio perdona tutto e Dio perdona sempre! Siamo noi che ci stanchiamo di chiedere perdono”. Difficile non vederci un messaggio molto forte per le critiche che gli sono state riservate per la decisione di mettere insieme, durante la Via Crucis, una famiglia russa e una ucraina, ai piedi della Croce e in faccia alla Passione di Nostro Signore, proprio come la Vergine Maria.
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Alla fine della celebrazione, Francesco si è chinato, alla presenza anche del ministro della Giustizia Marta Cartabia, davanti ai piedi di 12 detenuti, uomini e donne, tra cui persone di età diversa e di diversa nazionalità. Ma in ogni caso quella di Francesco, di compiere il gesto della lavanda dei piedi dinnanzi a dei carcerati, è una consuetudine che si è ripetuta in tutti gli ultimi anni. Nel 2013 il Papa si è recato nel carcere minorile di Casal del Marmo, nel 2015 a Rebibbia e nel 2018 a Regina Coeli. In quelli di massima sicurezza di Paliano e di Velletri rispettivamente nel 2017 e nel 2019. Ma mai come quest’anno le parole del Papa sono risultate così potenti, e attuali.