Il calciatore del Manchester City, che ha da sempre condannato l’invasione del suo paese da parte della Russia, ha rilasciato un’intervista al Guardian: “Orgoglioso degli uomini che sono andati al fronte”.
È arrivato addirittura a commuoversi in campo per quello che stava succedendo nel suo Paese. Quello della guerra in Ucraina è un tema delicato per Oleksandr Zinchenko, calciatore che nel 2016 è stato acquistato dal Manchester City, quando non aveva compiuto neanche vent’anni. Nato a Radomyshl, il 15 dicembre 1996, l’esterno è cresciuto nelle giovanili dello Shakhtar Donetsk.
Prima del trasferimento al Manchester City, però, una parentesi nel campionato russo tra il 2014 e il 2016. A differenza delle altre stagioni, quest’anno ha trovato poco il campo. Nel girone di ritorno di Premier League si conta una sola presenza, quella in trasferta sul campo del Norwich. Per il resto solo panchina. In molti pensano che il mancato impiego dipenda direttamente da una condizione psicologica che in questo momento è focalizzata sulle situazioni riguardanti il suo Paese.
“Odio sempre di più chi ha invaso la nostra terra”
Nel giorno della sfida di FA Cup tra Manchester City e Liverpool, il calciatore ucraino ha parlato in esclusiva ai microfoni del Guardian, spiegando il suo punto di vista sulla guerra: “Se rimani in silenzio significa che sostieni ciò che sta accadendo in Ucraina. Cercare di seguire tutto è fondamentalmente la mia vita adesso. La prima cosa che faccio ogni giorno è prendere il mio telefono. Sono passate più di sette settimane e vedi alcune persone che iniziano a dimenticare, e ad adattarsi alla brutalità nel mio paese. No. Le persone muoiono di fame, come ci si può rilassare? Devi parlare ancora di più“.
“Odio le persone che ogni giorno hanno invaso la nostra terra – ha aggiunto Zinchenko – Non smetterò di parlarne, perché il mondo intero deve conoscere la verità. Odio le persone in Russia che cercano di convincere gli altri che questa è propaganda. È imbarazzante. Come possono dire questo? La gente mi manda le foto reali, i fatti reali. I corpi dei nostri civili morti sono rimasti a terra per due settimane. Devono assumersi la responsabilità di questo“.