Le gravi conseguenze del riscaldamento globale: i numeri che preoccupano

Ogni anni si sciolgono ghiacciai per superfici incredibili: e la situazione sembra destinata a peggiorare. Cosa si può fare?

Il riscaldamento globale è un problema serio, del quale si parla con insistenza da anni, ma che forse è stato troppe volte sottovalutato. La temperatura sale e i ghiacciai si sciolgono: si dissolve così ogni anno una superficie pari a 220 campi da calcio. E, se non si interviene sul riscaldamento globale, tre grandi ghiacciai italiani scompariranno entro la fine del secolo.

Forse fatichiamo a renderci conto della gravità della situazione e dell’impatto che potrebbe avere sul territorio alpino. Un europeo su quattro vivrà una profonda riduzione della disponibilità d’acqua, diminuirà la possibilità di ricavare energia dal settore idroelettrico e aumenterà il rischio di frane. L’allarme che parte dalle Alpi è arrivato in Parlamento e  nell’aula della Commissione Territorio del Senato, dove è stato fatto il punto proprio sullo scioglimento dei ghiacciai alpini. Occorre trovare soluzioni e applicare politiche per stabilizzare l’aumento delle temperature entro i 2 gradi, seguendo le indicazioni dell’Accordo di Parigi. Occorre farlo in fretta, perché, come spiega Jean Pierre Fosson, segretario generale della Fondazione Montagna sicura, “ogni anno in Val D’Aosta si ritira una superficie di ghiacciai pari al centro della città di Aosta, o a 220 campi da calcio”.

Non solo. “Anche i tre ghiacciai più grandi della Lombardia – afferma Riccardo Scotti, consigliere del Servizio glaciologico lombardo- cioè l’Adamello, il Fellaria-Palù e il Forni, andranno a scomparire entro fine secolo se non vengono ridotte le emissioni e continua l’aumento incontrollato delle temperature”. Il problema principale resta quello idrico, perché l’arco alpino fornisce acqua ai quattro principali grandi bacini idrografici d’Europa, cioè quelli del Danubio, Reno, Rodano e Po. Quindi un bacino come quello del Rodano, che prende acqua dai ghiacciai delle montagne avrà una crisi profonda, “con una perdita del 40% di forniture di acqua, così come il Po”, secondo il presidente del Comitato glaciologico italiano Valter Maggi. Un rischio che, per Igor Rubbo, direttore generale di Arpa Valle d’Aosta, coinvolgerà non solo le aree agricole, ma anche i grandi centri abitati, che sono grandi utilizzatori di acqua”. La mancanza di acqua generata dallo scioglimento dei ghiacciai, ha un forte impatto anche sul settore idroelettrico. Sia per le Regioni nelle quali si concentrano i ghiacciai (per esempio il 99% della corrente prodotta in Valle D’Aosta arriva dall’idroelettrico), sia per chi vive in aree più lontane. In un Paese come l’Italia, in cui, secondo Ispra, il 94% dei comuni è a rischio frane, alluvioni ed erosioni costiere, preoccupa che il disgelo dei ghiacciai possa avere un forte impatto anche sul dissesto. “Per quanto riguarda le alluvioni – per il direttore generale di Arpa Valle d’Aosta – il rischio non diminuirà. Anzi, aumenterà il numero di giorni in allerta gialla e arancione di 3-4 volte e 2-3 volte quello di allerta rossa”.

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