Sei disoccupato e vuoi andare in pensione? Ecco cosa devi fare

La legge italiana tutela i disoccupati o le persone che dopo aver tanto lavorato, si ritrovano all’improvviso senza impiego? 

Riusciremo mai ad andare in pensione? Alzi la mano chi non si è mai posto questa domanda. Soprattutto negli ultimi anni e alla luce delle tante difficoltà economiche che hanno spinta migliaia di aziende a licenziare o a mettere in cassa integrazione i propri dipendenti. L’Inps (o gli altri istituti previdenziali che gestiscono determinate categorie di lavoratori) è davvero in grado di garantirci una pensione dopo anni di lavoro?

Nella nostra vita abbiamo passato molto tempo a lavorare e a mettere da parte dei risparmi. Gran parte delle nostre tasse e detrazioni sono servite per finanziare le nostre pensioni. Ma cosa succede se (come è capitato a diverse persone negli ultimi anni) dovessimo perdere il lavoro all’improvviso e a pochi anni dalla pensione? Riusciremo ugualmente a goderci la vecchiaia? Saremo messi nelle condizioni di non perdere quanto accumulato nei nostri anni di lavoro?

Il sistema previdenziale italiano tutela i lavoratori disoccupati attraverso due forme pensionistiche: l’APE Sociale e la Quota 41. Condizione per aderire a tali misure è essere in stato di disoccupazione, e aver maturato il ricorso alla disoccupazione compensata da almeno tre mesi. Senza questo requisito diventerebbe tutto inutile. Ma è possibile andare in pensione per chi è disoccupato e senza Naspi?

Quali sono le strade che può percorrere per andare in pensione chi non lavora  più da alcuni mesi. E soprattutto esiste davvero un rischio concreto per chi aveva accumulato una buona parte di pensione e poi si ritrova senza lavoro? La legge italiana tutela lo stato di disoccupazione con l’inserimento dell’indennità NASpi e Dis-coll. Strumenti che permettono ai lavoratori di ottenere un sostegno al reddito, oltre che ha maturare contributi figurativi. Ma la Naspi è chiaramente inapplicabile alle persone che si ritrovano improvvisamente disoccupate e avanti con l’età? Impossibile pensare (una volta terminata) di trovare un altro impiego. Chi è disoccupato, ma non ha percepito la NASPI, non può aderire ai piani pensionistici classici. Ma può aderire ad altri regimi pensionistici se si è idonei.

a) Quota 100: 62 anni di età e 38 anni di contributi (ma era in vigore fino al 31 dicembre 2021 e non dovrebbe essere ripristinata)

b) Opzione donna: 58 anni di età per i dipendenti, mentre 59 anni di età per le lavoratrici autonome, con un requisito contributivo di 35 anni. Entro il 31 dicembre 2020, inoltre, devono essere completati i requisiti (oneri personali e previdenziali). L’opzione femminile scade il 31 dicembre 2021.

c) pensione di vecchiaia: 67 anni di età e 20 anni di contributi;

d) pensione contributiva anticipata: 64 anni di età e 20 anni di contribuzione (il primo contributo deve essere versato dal 1° gennaio 1996 o con opzione in Gestione Separata);

e) prepensionamento: senza obbligo personale e solo con obbligo contributivo. In questo caso, per le donne 41 anni e 10 mesi, per gli uomini 42 anni e 10 mesi.

Esiste poi anche la famosa quota 41, che permette (a chi ha iniziato a lavorare in tenera età) di andare in pensione una volta raggiunti i 41 anni di versamenti di contributi.

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