La sciatrice italiana più vincente della storia del nostri sci, racconta la sua rivalità con l’eterna rivale Sofia Goggia
L’ultimo trofeo alzato è stata la coppa di Supergigante al termine della stagione 2021-22 che ha definitivamente consacrato Federica Brignone, la sciatrice italiana più vincente della storia. Una storia fatta di passione, sofferenza, cadute e risalite e di quella sana rivalità interna con la compagna di squadra Sofia Goggia che l’ha spinta ad alzare ancora di più l’asticella dell’impegno.
Una carriera di successi
Tre medaglie alle Olimpiadi, con le ultime due conquistate proprio qualche mese fa a Pechino, una medaglia ai mondiali, la Coppa di cristallo della classifica generale nel 2020, la coppetta di specialità in Supergigante, in slalom Gigante e in Combinata, 49 podi con 20 vittorie assolute, questo il palmares fino ad oggi di Federica, figlia d’arte visto che mamma Maria Rosa Ninna Quario è stata un ottima atleta di quella che fu la prima valanga rosa dello sci: “La mia mamma è una persona meravigliosa, ha un’energia incredibile e con lei, ancora oggi, mi confido e faccio molte attività. Ci sono state sicuramente piccole incomprensioni in questi anni, ma vado molto d’accordo con lei e con tutta la mia famiglia”.
Con Sofia mai amiche ma grandi rivali
Si è scritto tanto sulla grande rivalità che c’è tra Federica e Sofia Goggia, caratteri agli antipodi, modo di fare squadra diverso ma stessa classe e talento sugli sci: “Questa cosa delle antagoniste attira l’attenzione sul nostro sport, ma io non corro contro di lei, il mio avversario è il cronometro e tutte le altre sciatrici che partecipano alla gara. Nello sci c’è molto rispetto, noi due sicuramente siamo persone diverse con caratteri e modi di vivere differenti, ma questo dualismo è ingigantito dai media”. Sul fatto se si possano definire amiche o meno, Federica Brignone ribadisce: “Non posso parlare di amicizia, siamo compagne di squadra e siamo due grandi atlete che hanno ottenuto risultati incredibili, riportando lo sci ad altissimo livello. Quello che abbiamo fatto è degno di rispetto”.