Mentre il partito cresce, la leader di Fratelli d’Italia è in posizione d’attesa nei confronti di Salvini e Berlusconi
Fratelli d’Italia cresce, al momento insieme al Pd si contende il primato come il partito con più numeri. E il lavoro di Giorgia Meloni, soprattutto la scelta di non partecipare al Governissimo, è stato premiato. I sondaggi, scrive Libero, “premiano il suo ruolo di monopolista dell’opposizione, ma lo sfilacciamento del centrodestra rimane per lei una condizione innaturale determinata da quella che la sua classe dirigente considera una coalizione da basso impero carolingio ostaggio di feudatari fuori controllo“. Il riferimento è anzitutto al caso Sicilia, laddove Forza Italia e Lega stanno manovrando per escludere la ricandidatura del governatore uscente Nello Musumeci a causa dei dissidi con il presidente dell’Ars, il berlusconiano Gianfranco Miccichè.
Una mossa che ha il sapore della resa dei conti personale, più che strategica, e che al limite potrebbe indurre FdI a chiedere in cambio una candidatura in una grande Regione del Nord (Piemonte o Lombardia) oltre che nel Lazio, naturalmente. Conviene? La questione riguarda l’intero paesaggio politico nazionale. “Chi ha accusato la Meloni di non voler sporcarsi le mani con il governissimo di Mario Draghi – aggiunge Libero – si è sentito rispondere che l’onere della prova spetta semmai a Matteo Salvini e Silvio Berlusconi, i quali della larga maggioranza a trazione giallorossa fanno parte a dispetto degli impegni scritti sulla fedeltà di coalizione: diteci voi se volete vincere le prossime elezioni insieme o se ciascuno dovrà andare per conto proprio. E ancora lì sono rimasti tutti, ovvero ai reciproci sospetti: che Lega e Forza Italia preferiscano triangolare per contenere la concorrenza interna meloniana, se non addirittura che puntino a replicare la fotografia del quadro esistente anche dopo il voto del 2023; e che Giorgia stia meditando di restare la regina della minoranza in attesa di avere tanto fieno in cascina da azzardare un’Opa ostile sull’intero centrodestra”
Ma a via della Scrofa non esiste alcun piano d’attacco che non coincida con la volontà di restituire ai propri elettori – maggioritari in Italia – la possibilità ritrovare un centrodestra unito e degno di esser votato. È a grandi linee questo il messaggio che verrà offerto all’opinione pubblica nella Conferenza programmatica di Fratelli d’Italia fissata per il 29 aprile a Milano. Morale: siamo noi a voler farci carico di ripristinare concordia e unità d’intenti di un centrodestra che sia alternativo al fronte progressista.
Il punto di frizione, ovvio, restano i rapporti di forza interni. Ma per FdI vale ancora la vecchia regola che le primarie del centrodestra le fanno gli elettori nelle urne. L’essenziale è ristabilire regole chiare e impegni precisi prima del voto. E il “dubbio che invece, alla fine, Giorgia voglia ballare da sola? Usciti dal perimetro della destra, raccolti i consensi dell’elettorato conservatore grillino già transitato per la Lega, perché non immaginare quell’autarchico Partito della nazione già adombrato dal Pd renziano nel 2014 (giunto al 41 per cento), dal Movimento 5 Stelle nel 2018 (32%) e poi dalla Lega (34%) nelle europee del 2019?”