Napoli, Blitz contro il clan Moccia, 59 custodie cautelari

Contestati i reati di associazione mafiosa, estorsione, impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita, autoriciclaggio, fittizia intestazione di beni

Duro colpo al clan Moccia. E’ l’operazione che ha portato i carabinieri del raggruppamento operativo speciale e il gruppo d’investigazione sulla Criminalità organizzata della guardia di finanza di Napoli ad eseguire un’ordinanza di custodia cautelare emessa il 9 aprile dal Gip del Tribunale di Napoli nei confronti di 59 indagati: per 36 è stata disposta la misura del carcere, per 16 la misura degli arresti domiciliari e per 7 la misura del divieto temporaneo di esercitare attività d’impresa. Un clan, quello dei Moccia, che oltre a caratterizzarsi per il suo gruppo di fuoco, è riuscito negli anni a ramificarsi in diversi settori imprenditoriali. Basti pensare a come i Moccia, grazie ad imprenditori ‘amici‘ e a 2 funzionari compiacenti della Rfi (Rete ferroviaria italiana) siano riusciti a mettere le mani su alcuni appalti legati all’alta velocità di Afragola (Napoli).

Un colpo
La Guardia di Finanza insieme ai Carabinieri hanno fatto un blitz contro il clan Moccia (foto Ansa)

Nell’ordinanza firmata dal gip Maria Luisa Miranda, si fa anche riferimento ad un episodio accaduto il 22 marzo 2017, quando il boss Angelo Moccia e sua moglie Carmela De Luca sono stati in udienza generale dal Papa. I due erano accompagnati da un’altra coppia, l’imprenditore Giovanni Esposito (finito in carcere nell’operazione di questa mattina) e sua moglie Rosa. I 59 indagati sono ritenuti gravemente indiziati, a vario titolo, di associazione mafiosa, estorsione, impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita, autoriciclaggio, fittizia intestazione di beni, corruzione, porto e detenzione illegale di armi da fuoco, ricettazione, favoreggiamento, reati aggravati dalla finalità di agevolare il clan Moccia.

Due degli arrestati, scrive il Gip, sono stati in udienza dal Papa il 22 marzo del 2017

L'arresto
Uno dei murales a favore del clan Moccia rimossi nella capitale (foto Ansa)

A 2 soggetti è fatto divieto temporaneo di esercitare attività d’impresa. Contestualmente è stato emesso un decreto di sequestro preventivo d’urgenza di beni mobili, immobili e di quote societarie per un valore di circa 150 milioni di euro. L’indagine ha consentito di acquisire gravi indizi circa l’esistenza e l’operatività dell’organizzazione mafiosa, della quale sono ritenuti capi i fratelli Angelo, Luigi e Antonio Moccia e il loro cognato Filippo Iazzetta. Gli accertamenti relativi al coinvolgimento del clan Moccia in una delle più importanti opere infrastrutturali degli ultimi anni, costituita peraltro proprio nella roccaforte del clan, ovvero ad Afragola, hanno consentito di individuare numerose società a vario titolo risultate beneficiarie di contratti di appalto o subappalto riconducibili a soggetti legati a doppio filo alla famiglia Moccia.

Ai domiciliari sono finiti anche 2 funzionari di Rfi, che avrebbero ricevuto una somma totale di 29mila euro. I due indagati sono accusati di corruzione aggravata. Stessa misura cautelare per un attuale consigliere comunale di opposizione a Lecce, Andrea Guido, ex assessore all’Ambiente nel capoluogo salentino, e l’ex vice presidente del Consiglio comunale di Bari, Pasquale Finocchio. Stando a quanto si apprende, Guido, espressione di Fratelli d’Italia, è accusato di corruzione e la contestazione si riferirebbe a fatti del 2017, quando era componente della Giunta. Finocchio è accusato di traffico di influenze in relazione a un episodio del 2017

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