Un’inattesa liason tra Papa Francesco e il premier ungherese Viktor Orban si è venuta a creare in mattinata tra i palazzi della Santa Sede. Il Papa argentino, secondo le prime indiscrezioni, avrebbe infatti apertamente lodato il capofila del Gruppo di Visegrad.
Nessuno se lo sarebbe aspettato, eppure non è facile interpretare le strategia del gesuita argentino che da quando nel 2013 è salito sullo Scranno di Pietro è sempre stato rincorso, nei suoi percorsi tortuosi e repentini, da analisti e commentatori. Durante l’incontro che si è svolto in mattinata tra Bergoglio e Viktor Orban, i due si sarebbero infatti scambiati regali e lodi.
Il primo, Francesco, è ormai da settimane un aperto sostenitore della resistenza ucraina, seppure coltivando l’obiettivo evidente di fare incontrare le due parti, piuttosto che di ricorrere alle armi come strumento di risoluzione dei conflitti. Che il Papa evidentemente non giudica tali ai fini della pace, a differenza di quanti si stanno limitando ad inviare armi ai militari ucraini soddisfacendo le richieste del premier Zelensky.
Mentre l’altro, Orban, descritto come sempre più isolato nel gruppo dei quattro di Visegrad per la sua vicinanza al presidente russo Putin, non sembra avere intenzione di abbandonare la sua posizione. Che mette a rischio la vicinanza con i suoi alleati più stretti in Europa, tra cui il governo della Polonia che nelle scorse settimane ha accolto con calore il presidente Biden.
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Secondo quanto riferisce la Sala stampa della Santa Sede, e riporta l’agenzia Ansa, dall’udienza privata in Vaticano e dal colloquio a porte chiuse nella Sala della Biblioteca, durato quaranta minuti, una buona tempistica rispetto alla media, tra i due non è emersa affatto acredine, tutt’altro. Poche indiscrezioni, ma che sembrano lasciare intravedere qualcosa di più.
Regalando al premier ungherese il classico medaglione che ritrae San Martino mentre divide il suo mantello per darlo al povero, un dono usualmente portato dalla Santa Sede per i leader degli Stati che si recano tra i Sacri Palazzi, Bergoglio avrebbe fatto un lieto riferimento all’opera che sta conducendo l’Ungheria per la protezione dei rifugiati che arrivano dall’Ucraina.
Nessuna parola per la vicinanza di Orban con il presidente invasore, Vladimir Putin, ma solo parole costruttive e di stima per l’opera degli ungheresi in favore della pace. Tanto da fare pensare che, una volta allontanatesi le posizioni della Santa Sede con gli organi istituzionali ucraini, ad esempio dopo l’inattesa e incomprensibile polemica da parte dell’ambasciata ucraina per la decisione di posizionare sotto la croce di legno della Via Crucis al Colosseo una donna russa e una ucraina, Francesco abbia deciso di prenderne atto e iniziare a guardare al altre strade.
Alcune di queste, evidentemente, portano alla piccola città della provincia ungherese in cui tenne la riunione dei leader di Cecoslovacchia, Ungheria e Polonia nel 1991. Orban potrebbe cioè certamente incarnare una figura particolarmente importante per arrivare al presidente russo Putin, invasore ma anche l’unico, a conti fatti, che davvero ha il potere di fermare l’attacco in Ucraina da lui condotto. Bergoglio, da uomo di pace, non può che tentare di appigliarsi ad ogni possibilità.