Esclusione atleti russi, Malagò spiega: “Ecco cosa dice il Cio”

Il presidente del Coni è intervenuto su uno dei temi più caldi delle ultime ore dopo la “derussificazione” di Wimbledon: “Le indicazioni che arrivano e che devono essere adottate nei confronti di atleti russi e bielorussi sono molto chiare”

Il dibattito sull’opportunità di vietare ad atleti russi e bielorussi di gareggiare in qualsiasi contesto sportivo è quanto mai acceso, reso incandescente in particolare dalla decisione da parte di Wimbledon di vietarne l’ingresso, per una sorta di “derussificazione” del torneo che ha scatenato molte polemiche tra chi è d’accordo e chi invece la ritiene una mossa sbagliata.

Giovanni Malagò
Il presidente del Coni Giovanni Malagò si è espresso sull’esclusione di atleti russi e bielorussi dalle competizioni sportive (Ansa)

Un tema caldissimo, sul quale è intervenuto anche il presidente del Coni Giovanni Malagò a margine della conferenza stampa di presentazione della Race for the Cure al Salone d’Onore del Comitato olimpico: “Per via del mio ruolo sono parte di un mondo che è il Cio, ossia l’organizzazione da cui dipende il sistema sportivo mondiale. Le indicazioni che arrivano e che devono essere adottate nei confronti di atleti russi e bielorussi sono molto chiare“.

Malagò sulla situazione di atleti russi e bielorussi

Giovanni Malagò
Giovanni Malagò, presidente del Coni (Ansa)

Il numero uno dello sport italiano ha poi proseguito: “Detto questo, ci sono organizzazioni che, in quanto private, possono decidere di accettare o meno questa indicazione. È palese che gli atleti siano vittime di questa situazione e mi riferisco ovviamente a quelli che non sono usciti con dichiarazioni a favore della guerra“. Giovanni Malagò ha infine concluso il suo intervento ricordando la scelta che era stata presa durante le recenti Paralimpiadi di Pechino: “In quel caso l’organizzazione internazionale aveva ritenuto di bypassare l’invito, dal momento che gli atleti paralimpici erano già sul posto. Ma non si poteva fare altrimenti perché gli altri si rifiutavano di gareggiare“.

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