Il Presidente del Consiglio aveva dichiarato che l’Italia era in grado di arrivare almeno ad ottobre senza il gas russo. Ma le previsioni sono altre
Lo scoppio della guerra in Ucraina ha portato problemi di natura logistica, politica ed economica. Le sanzioni imposte alla Russia hanno toccato l’economia di Mosca e di conseguenza anche i mercati internazionali. In pericolo le forniture di gas. Un problema che riguarda l’Italia e la stragrande maggioranza dei Paesi europei che avevano nella Russia il loro fornitore principale.
Il Premier italiano Mario Draghi era stato piuttosto chiaro: “Si pensa che noi siamo peggio degli altri o che i destini mondiali si ripercuotono con maggior impatto su di noi. Invece le materie prime mancano a tutti in Europa, il cemento manca a tutti e le previsioni tendono in negativo quasi dappertutto”. Draghi si era spinto anche in previsioni ottimistiche, assicurando che l’Italia fosse in grado di resistere senza il gas russo, almeno fino al prossimo autunno. “Fino a fine ottobre siamo coperti, le conseguenze non le vedremmo fino all’autunno”, aveva dichiarato il Presidente del Consiglio nei giorni scorsi, chiudendo la conferenza stampa di presentazione del Def con una battuta che fece discutere: “Ci chiediamo se il prezzo del gas possa essere scambiato per la pace. Cosa preferiamo? La pace o stare con il condizionatore acceso tutta l’estate? Questa è la domanda che ci dobbiamo porre”.
Ma alla luce degli ultimi eventi e dell’evoluzione della situazione, la domanda che dovremmo porci sembra un’altra: l’Italia può realmente arrivare fino ad ottobre senza il gas russo? Il dubbio nasce dall’accelerazione degli accordi internazionali con altri fornitori e da pareri differenti degli esperti. Nei giorni scorsi il Ministro degli esteri Di Maio ha siglato un accordo con il Congo per la fornitura del gas. Poche settimane prima era stato firmato un contratto simile anche con l’Algeria . Ma, al di là della più che legittima ricerca di alternative, l’Italia quanto può resistere senza le precedenti forniture russe? Stefano Besseghini, Presidente di Arera (autorità di regolazione per energia reti e ambienti), ha lanciato l’allarme: “Se andiamo incontro a una chiusura delle forniture di gas russo, il rischio che gli stoccaggi non siano riempiti a sufficienza c’è eccome” e “in quel caso entreremmo quasi certamente in uno scenario di emergenza, quindi scatterebbe un protocollo che prevede dei distacchi di carico e delle prevalenze fra le utenze. I dettagli sono riservati”. Sull’autonomia, Besseghini è chiaro: “Volendo fare una stima, almeno 10 settimane, mettendo in campo le riserve strategiche e ottimizzando i consumi”. Dunque, se accadesse a breve arriveremmo a metà/fine luglio.