Nel 1986 ha vinto il trofeo come miglior giocatore d’Europa con il pallone tra i piedi, oggi ha il mitra in mano per difendere la sua Patria
Non c’è nulla di più aberrante della guerra, non c’è nulla di più sconvolgente di alzarsi la mattina e ritrovarsi con la propria vita stravolta dalle bombe. A quel punto ci sono due strade: fuggire, forse per sempre, dalla propria casa o prendere il mitra e difenderla. Igor Belanov, stella del calcio dell’allora Russia, ma nato ad Odessa, oggi Ucraina, ha scelto di difenderla.
“Sono scioccato per quello che stiamo vivendo. E’ come se fossi davanti ad uno schermo a guardare un film. Sono appena stato in un ospedale e i soldati mi raccontano delle loro battaglie, mi fanno vedere le loro ferite. Ma come è possibile che accada?” Ma come riportato dal settimanale Sportweek, eccolo il grido di dolore, che subito ti spiazza, di Igor Belanov, l’ex stella della Dinamo Kiev del colonnello Lobanovsky, che nel 1986 vinse il Pallone d’Oro, il prestigioso trofeo assegnato dalla rivista France Football, come miglior giocatore europeo. “Quello fu un premio assegnato non solo ad un giocatore, ma ad una squadra. Un soldato da solo non può vincere una battaglia” continua Belanov e quella squadra allora rappresentava la grande madre Russia, quella stessa Russia che oggi ha bombardato Kiev perché capitale dell’Ucraina.
Belanov, all’apice della carriera calcistica, ha indossato 33 volte la maglia della Nazionale sovietica, proprio quella rossa con la scritta CCCP sul petto, segnando 8 gol difendendo quella maglia tra cui la storica tripletta negli ottavi di finale contro il Belgio ai mondiali messicani del 1986. Eppure oggi sembra davvero passato un secolo e Belanov ora, dopo aver vinto il Pallone d’oro con i piedi, difende la sua patria con le mani, con un mitra in mano, e quel pallone d’oro, chiuso in una valigetta blu, ancora lo porta in giro provando a portare conforto alla popolazione martoriata e spaventata dalle bombe “Ai tempi dell’URSS portavo questo trofeo in giro per tutte le repubbliche, dalla Russia al Kazakistan fino all’Uzbekistan, ho incontrato tantissime persone e siamo sempre stati tutti uguali. Ecco perché oggi sono scioccato! Oggi mi consente di girare per l’Ucraina cercando di essere d’esempio ai ragazzi. Ma in questi ultimi tempi lo porto negli ospedali dove ci sono i militari feriti e negli orfanotrofi. Provo a restituire quello che ho ricevuto”.
La guerra imperversa nell’Ucraina martoriata, ma lo sport non si ferma. Tra poco potrebbe anche riprendere il campionato, magari itinerante e ospitato dalle nazioni confinanti: “E’ molto importante lo sport anche in tempo di guerra”, puntualizza Belanov, “serve a mostrare il carattere, vincere per il tuo paese, così come il calcio, è gioia per la gente. Ecco perché sono sicuro che vinceremo lo spareggio e porteremo la bandiera Ucraina in Qatar.”