Un dato pubblicato su una rivista scientifica evidenzia un’analisi che stravolge le recenti convinzioni legate alle ospedalizzazioni
Ricordate la conferenza stampa del Ministro Speranza, nella quale vennero elencati i numeri delle vaccinazioni e spiegato come i no-vax rappresentassero la percentuale più alta dei ricoveri in terapia intensiva? Era il 18 gennaio, quando il Ministro della Sanità critiò aspramente la scelta di non vaccinarsi. Chissà se oggi, alla luce dei nuovi dati, rimarrà della stessa idea?
Speranza spiegò: “Abbiamo raggiunto percentuale rilevante di vaccinati: l’89,41% degli italiani over 12 ha ricevuto prima dose, i non vaccinati sono poco più del 10%. Questo 10% occupa però due terzi dei posti letto in terapia intensiva e circa il 50% dei posti in area medica. La scelta del Governo è quello di vaccinare il più possibile per ridurre la pressione degli ospedali ed è una scelta con una piena evidenza scientifica“. Oggi un’analisi dei medici del Comitato Cura Domiciliare Covid19 pubblicato sulla rivista American Journal of Biomedical Science and Research, ed effettuata da Serafino Fazio, Sergio Grimaldi e Andrea Mangiagalli, medici del Consiglio Scientifico del Comitato, spiega come la terapia precoce con FANS entro 72 ore dall’insorgere dei sintomi riduce drasticamente le ospedalizzazioni per Covid.
L’analisi è stata effettuata prendendo in esame i dati di 966 pazienti non vaccinati (selezionati appositamente per valutare l’impatto della cura in assenza di supporto vaccinale), che sono stati trattati con farmaci come ibuprofene, aspirina, nimesulide, indometacina, ketoprofene tra febbraio e dicembre 2021. Stesse conferme giungono anche analizzando i dati di un congruo sottogruppo di pazienti più anziani (over 50) con età media di 60 anni. “Questa ulteriore pubblicazione, su un numero consistente di pazienti, conferma la necessità di intervenire in fase precoce, come ribadito da oltre due anni dai nostri medici, e avvalorato da uno studio randomizzato indiano”, ha detto l’avvocato Erich Grimaldi, presidente del Comitato, “i nostri volontari medici, ricercatori, statistici e analisti, stanno continuando la raccolta dati per poter elaborare uno studio ancora più ampio”.