La leader Aung San Suu Kyi è stata condannata a 5 anni di carcere, ma i sostenitori continuano a denunciare l’ingiustizia di un processo che a loro avviso ha il solo scopo di rimuovere dalla politica il premio Nobel per la Pace.
L’accusa è quella di corruzione, secondo quanto riferisce il funzionario legale. Nello specifico, la leader è stata condannata, tra i vari capi d’imputazione, per avere accettato oro e centinaia di migliaia di dollari come tangente da un importante collega politico.
Nello specifico, si parla di 600mila dollari e undici chili d’oro in tangenti dall’ex ministro incaricato della regione di Yangon, Phyo Min Thein, che potrebbero portarla a una reclusione fino a quindici anni di carcere. A condannarla è stato un tribunale istituito dai militari golpisti del Myanmar, ma Suu Kyi ha sempre negato ogni accusa.
Sia i sostenitori che i legali della donna affermano infatti che si tratta di un processo ingiusto volto solamente alla rimozione della donna dal panorama politico del Paese. L’udienza che l’ha condannata si è svolta nella Naypyitaw, chiusa al pubblico. Ai suoi avvocati è stato impedito di parlare con i giornalisti e con le organizzazioni internazionali.
Le numerose accuse contro la donna, premio Nobel per la Pace
Le numerose accuse contro la vincitrice delle elezioni del 2015 e del 2020 e fondatrice della Lega Nazionale per la Democrazia, che si basa sui principi della non violenza predicati dal Mahatma Gandhi, vanno da quella di violazione di una legge sui segreti di Stato risalente all’epoca coloniale alla sedizione. Il rischio è quello di decine di anni di carcere.
La donna è infatti già stata condannata a sei anni di reclusione, per il mancato rispetto delle restrizioni legate al coronavirus e per avere incitato ai disordini pubblici. Tra i capi di imputazione c’era anche il possesso di walkie talkie.
Nel frattempo un’altra sentenza è stata rinviata, senza fornire una nuova data. Quest’ultima parte del processo che la condanna a 5 anni la Suu Kyi è infatti soltanto la prima sentenza delle 11 accuse di corruzione che al momento l’ex leader birmana deve affrontare. Ognuna di queste comporta una condanna fino a 15 anni di reclusione.
La donna, 76 anni, è detenuta dal colpo di stato militare del febbraio 2021 con cui si è interrotto un processo di transizione democratica in Birmania che proseguiva da un decennio. Sta scontando l’inizio della pena agli arresti domiciliari. Non è ancora chiaro se ora la donna dovrà scontare la pena in carcere o potrà rimanere agli arresti domiciliari.
Molti dei suoi collaboratori sono già stati condannati in modo pesante, come un ex parlamentare che ha ricevuto la pena capitale e un ex ministro che ha ricevuto una pena di 75 anni di reclusione. Dal giorno del colpo di stato militare il Myanmar è tuttavia piombato nel caos, con alcune regioni in cui viene organizzata la resistenza armata e migliaia di civili uccisi dall’esercito, oltre ad almeno 13mila arresti.