Le parole di fuoco del giornalista inviato di guerra di fronte alle critiche che gli sono giunte da entrambi i fronti per avere messo in discussione la narrativa mainstream sul conflitto ucraino, ponendo alcune domande.Â
Toni Capuozzo ha scritto di recente un nuovo libro che si intitola âGiorni di guerraâ. Da giorni il giornalista e inviato Mediaset sta subendo duri attacchi mediatici per avere messo in discussione alcuni degli assiomi principali portati avanti da molti media mainstream da due mesi a questa parte, ovvero dopo lo scoppio del conflitto in Ucraina.
Intervistato dal quotidiano La Verità , il giornalista ha tuonato sostenendo che quella che viene definita propaganda non è di certo di una sola parte, e che al contrario per il mestiere del giornalismo quello di avanzare dubbi non è un problema ma un sacrosanto dovere.
âCredo che i dubbi, soprattutto quando si è sullâorlo della guerra siano preziosi, anche solo per interrogarsi e capire dove si sta andando. In circostanze come quelle attuali, a mio avviso, il dubbio dovrebbe essere una specie di esercizio collettivoâ, afferma il giornalista al quotidiano diretto da Maurizio Belpietro.
âAltrimenti si rischia di subire scelte altrui senza mai chiedersi perchĂŠ vengano preseâ, continua lâinviato, spiegando tuttavia di essersi sentito molto amareggiato quando gli sono stati affibbiati epiteti di produttore di fake news. âHo posto solamente delle domande, molte delle quali sono rimaste senza risposta. Le domande non sono news, tanto meno fake newsâ.
La cosa che però piĂš di tutti ha sorpreso Capuozzo è stato âil conformismoâ, anche se non è del tutto una novitĂ . âĂ come se ci fosse una chiamata a raccolta di tutte le energie per squalificare chi la pensa diversamente, per additarlo come filoputiniano o come traditore della patria nellâora piĂš buiaâŚ.â.
Un clima bellicoso in sostanza che per Capuozzo âfa parte di unâescalationâ. âDovremmo riflettere se sia giusto dire cose come âvolete la pace o il condizionatoreâ. Quando la von der Leyen dice che âlâUcraina deve vincereâ, dovremmo domandarci che cosa significhi âvincereâ. Ma, appunto, chi si pone queste domande risulta scomodoâ.