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Cronaca

Capuozzo attaccato: “Stupisce il conformismo, fa parte di un’escalation”

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Francesco Gnagni

Le parole di fuoco del giornalista inviato di guerra di fronte alle critiche che gli sono giunte da entrambi i fronti per avere messo in discussione la narrativa mainstream sul conflitto ucraino, ponendo alcune domande. 

(Ansa)

Toni Capuozzo ha scritto di recente un nuovo libro che si intitola “Giorni di guerra”. Da giorni il giornalista e inviato Mediaset sta subendo duri attacchi mediatici per avere messo in discussione alcuni degli assiomi principali portati avanti da molti media mainstream da due mesi a questa parte, ovvero dopo lo scoppio del conflitto in Ucraina.

Intervistato dal quotidiano La Verità, il giornalista ha tuonato sostenendo che quella che viene definita propaganda non è di certo di una sola parte, e che al contrario per il mestiere del giornalismo quello di avanzare dubbi non è un problema ma un sacrosanto dovere.

Le parole di Capuozzo al quotidiano La Verità

“Credo che i dubbi, soprattutto quando si è sull’orlo della guerra siano preziosi, anche solo per interrogarsi e capire dove si sta andando. In circostanze come quelle attuali, a mio avviso, il dubbio dovrebbe essere una specie di esercizio collettivo“, afferma il giornalista al quotidiano diretto da Maurizio Belpietro.

“Altrimenti si rischia di subire scelte altrui senza mai chiedersi perché vengano prese”, continua l’inviato, spiegando tuttavia di essersi sentito molto amareggiato quando gli sono stati affibbiati epiteti di produttore di fake news. “Ho posto solamente delle domande, molte delle quali sono rimaste senza risposta. Le domande non sono news, tanto meno fake news”.

La cosa che però più di tutti ha sorpreso Capuozzo è stato “il conformismo”, anche se non è del tutto una novità. “È come se ci fosse una chiamata a raccolta di tutte le energie per squalificare chi la pensa diversamente, per additarlo come filoputiniano o come traditore della patria nell’ora più buia….”.

Un clima bellicoso in sostanza che per Capuozzo “fa parte di un’escalation”. “Dovremmo riflettere se sia giusto dire cose come “volete la pace o il condizionatore”. Quando la von der Leyen dice che “l’Ucraina deve vincere”, dovremmo domandarci che cosa significhi “vincere”. Ma, appunto, chi si pone queste domande risulta scomodo”.

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