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Cronaca

Nasce Mean, progetto nonviolento per l’Ucraina: l’obiettivo è ambizioso

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Francesco Gnagni

Nasce in seno al mondo cattolico un’importante iniziativa nonviolenta che di fronte alla guerra in Ucraina punta ad un solo grande obiettivo: quello della pace a tutti i costi. 

La Marcia della pace ad Assisi (Ansa)

Sono più di 35 le associazione che si sono unite per dare vita all’impegno per un’azione nonviolenta che propone un progetto di pacificazione in Ucraina. Il nome di questo raggruppamento è Mean e sta per Movimento Europeo di Azione Nonviolenta. In inglese il termine sta tuttavia per “significare”. L’obiettivo è quello di dare significato alla follia della guerra, lontana da ogni logica e ragione.

Tutto nasce a partire dalla grande manifestazione per la pace di Assisi che, come ogni anno, ha sfilato la scorsa domenica. E dalla volontà di tanti uomini e donne di guardare oltre, per offrire un punto di vista diverso al dramma che tanti stanno vivendo sulla propria pelle per decisioni prese da governi e potentati internazionali di cui non hanno alcuna contezza.

Il lancio di questo progetto sul giornale dei vescovi italiani

“Stiamo assistendo a una miriade di atti civili non violenti, ucraini che tentano di fermare i carri armati senza armi, ma nessuno lo sa. Non hanno la stessa cassa di risonanza del fronte che chiede più armi“, ha affermato al quotidiano della Cei Avvenire il beneventano Angelo Moretti. L’obiettivo dichiarato è recarsi in Ucraina, in massa. Oltre cinquemila persone che vogliono arrivare in quelle terre, con i loro corpi, per dire basta allo sfacelo.

Puntando non sulle armi o sulla prevaricazione ma sulla “forza trasformatrice della nonviolenza attiva dentro lo scenario del conflitto, non più idealmente, ma concretamente, attraverso la mobilitazione di massa di migliaia di civili europei”, spiega ancora il religioso vincenziano, che si è messo alla guida di questo progetto che accoglie consensi nel mondo del pacifismo cattolico.

Un mondo, a conti fatti, molto distante da quei “cattolici democratici” di cui ha parlato l’editorialista Antonio Polito sul Corriere della Sera la stessa mattina in cui il quotidiano dei vescovi ha lanciato dalle proprie colonne il progetto pacifista. “L’affermazione della nonviolenza attiva nell’attuale contesto europeo, come valore fondante delle nostre nazioni e come pratica quotidiana di risoluzione dei conflitti, può esserci solo con la testimonianza coerente di un movimento fisico verso l’Ucraina“, ha spiegato ancora Moretti.

L’appello alla partecipazione del leader del Movimento nonviolento

Che ha lanciato un vero e proprio appello alla partecipazione, al fine di “affermare la possibilità che esista una via diversa di risoluzione del conflitto in corso”. “Crediamo che la società civile nonviolenta europea ed ucraina debbano essere parti attive dei negoziati in corso“, è la tesi di fondo, che avversa quella che definisce come una “progressiva tacitazione di qualsiasi altra ipotesi risolutiva del conflitto che non sia di tipo militare”.

Tra le sigle che hanno aderito al progetto ci sono, tra le altre, Azione Cattolica italiana, Associazione Amici Casa della Carità, Associazione Antigone, Rete dei piccoli comuni del Welcome, Centro Giorgio La Pira. Ma l’obiettivo di realizzare una grande operazione umanitaria in Ucraina è ancora sul nascere, e soprattutto si rivolge all’esterno. La condicio sine qua non per partire è la quota 5mila persone. Lo scopo centrale iniziale, mettere in salco in territorio europeo gli ucraini che ad oggi vorrebbero allontanarsi dal conflitto ma non hanno né i mezzi né il modo per farlo.

Angelo Moretti (photo web source)

Intendiamo organizzare l’entrata in massa di pullman di volontari disarmati diretti in Ucraina al solo fine di compiere operazioni di evacuazione, in particolare dei più fragili, di concerto con le organizzazioni ucraine che sono già impegnate nelle attività di soccorso ai connazionali più sofferenti”, spiega ancora Moretti ad Avvenire. “Vogliamo metterci a disposizione della liberazione e tutela dei sofferenti psichici che oggi sono intrappolati nelle decine di ospedali psichiatrici ucraini. Il nostro impegno per la salute mentale servirà anche a sottolineare che è la guerra a rimanere l’unica vera pazzia cui non dedicare attenzione”.

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Francesco Gnagni