Il professore di microbiologia all’università di Padova sbotta: “I più vulnerabili devono avere le stesse garanzie di tutti e vivere bene come e con tutti”
Mascherine si, Mascherine no. Dopo la decisione del Governo e del Ministro Speranza, la polemica se sia giusto o meno continuare ad usare sistemi di protezione non smette di andare avanti. C”è chi è contrario e chi è favorevole, ma c’è anche chi cerca di dare un senso all’uso delle mascherine pur riconoscendo che se usate in malo modo non servono a granché, ma che possono essere utili per tutelare i più deboli. E’ il professore di microbiologia all’università di Padova Andrea Crisanti che, sull’argomento, va giù duro: “Le mascherine dal punto di vista dei contagi, considerate queste varianti che hanno un indice trasmissione alto, hanno un impatto nullo e non hanno l’obiettivo di contenere i contagi, ma rimane il problema della sensibilità politica sociale, ovvero di proteggere i più fragili in ambienti dove c’è la responsabilità diretta del governo come gli uffici e le scuole”
Il professore Andrea Crisanti non accetta questo discorso e questo distinguo: “Se in una famiglia c’è un bambino che ha la leucemia i genitori faranno di tutto per proteggerlo, non capisco perché la scuola non debba dare questa protezione, la stessa cosa per gli uffici pubblici. Che devono fare le persone fragili per accontentare tutti gli altri, devono andare in giro con una stella gialla per differenziarsi? Ma per favore non mi fate dire cose che sono allucinanti perché chi rompe o non è d’accordo cosa vuole? C’è l’obbligo di essere protetti e nessuno deve sindacare su questo. Nell’ultimo giorno sono morte 180 persone e la maggior parte erano fragili e vaccinati. Basta con queste sciocchezze, non si deve rischiare nulla”
“Certo poi si fanno leggi a cavolo come quella che ha fatto Brunetta per lavorare in presenza, anche per i fragili”
Crisanti non si arresta a a Notizie.com, approfondisce e non si piega: “Sui luoghi di lavoro, poi, è stata fatta una legge “a cavolo”, frutto a mio parere di un’ideologia del ministro Brunetta. E per me è stato un errore con il cambiare la norma che di fatto costringe tutti i lavoratori pubblici, compresi i fragili, a lavorare in presenza. Rischiano loro mentre tutti gli altri devono essere molto attenti e prudenti, indossando sempre le mascherine e, dunque, non esponendoli al contagio. Se chiedi ai dipendenti di tornare in ufficio, devi metterli nelle condizioni di lavorare in sicurezza, di proteggerli, quindi devono tenere le mascherine”
Sulle varianti e sul sistema cinese, non ha dubbi: “A livello individuale le mascherine funzionano bene, certo se la metto e poi la levo non ha nessun senso, chiaro se poi vogliamo portare avanti una posizione prudente strumentale che abbassa il contagio, io non lo credo. Vista poi la situazione in Cina, si figuri se i lockdown cinesi non possono bloccare i contagi, si figuri quello che possono fare la mascherine, ovvero niente per i contagi intendo. La Cina sta utilizzando una strategia sbagliata che è quella dello zero covid, ma va bene con un indice trasmissione basso, ma quando l’indice è di 12 o 15, guardi non si ferma con niente. Con niente. Se dobbiamo avere timori per quello che sta succedendo in Cina? Non lo so, ma di sicuro va monitorata e controllata”