L’economista Marco Fortis ha analizzato tutti i rischi per l’Italia nel caso in cui la guerra in Ucraina dovesse proseguire a lungo: “Cauto non pessimismo”.
Aumento dell’energia, inflazione, conti più salati per gli italiani, già in grande difficoltà. In una intervista su Quotidiano Nazionale, l’economista e docente Marco Fortis ha analizzato un primo impatto del conflitto, parlando di “Cauto non pessimismo”.
Niente facili ottimismi, ma neanche quello spettro di una catastrofe da molti paventato, che invece nei numeri non sembrerebbe avere almeno al momento un impatto così drammatico. “La varabile sarà la durata della guerra – ha osservato Fortis –, perché da essa dipendono i prezzi dell’energia e l’andamento dell’inflazione”. Al momento però niente drammi. “Il dato del Pil nel primo trimestre smentisce seccamente le previsioni apocalittiche fatte nelle scorse settimane fatte da molti istituti come Confindustria e Confcommercio, per le quali francamente non sono mai riuscito a trovare un riscontro reale”.
Quali sono quindi le previsioni. “Per ora l’Istat ci dice che il Pil è cresciuto di un decimale e non si butta via – ha osservato Fortis – il gas per ora c’è e le aziende producono, l’edilizia va ai massimi storici anche grazie agli incentivi e il turismo è in netta crescita. C’è tutta una dinamica favorevole – riafferma il docente di Economia Industriale alla Cattolica di Milano –, per questo sono restio a parlare di disastro totale”. Resta però la variabile del conflitto, con tutte le sue incognite.
Fortis nell’intervista a Quotidiano Nazionale prosegue nelle sua analisi. “C’è un paese che dimostra una resilienza significativa – ha affermato il docente di Economia –, e non è casuale, ma dipende da quanto di buono fatto negli ultimi 5-6 anni”. Resta però l’incognita della durata del conflitto. “Entriamo in un campo in cui nessuno sa cosa può accadere – osserva –, e questo inciderà su costi di energia e inflazione. Se i prezzi salgono anche le economie più robuste soffriranno”.
Fortis analizza tutto e spiega quali sono le armi a disposizione dell’Italia per far fronte all’emergenza bollette, prezzi e salari. “Draghi deve mantenere i nervi saldi – ammette –, e la politica economica non deve essere influenzata dal panico in breve termine. Del resto, interventi contro il caro bollette sono stati fatti, ma non possiamo trasformare in debito pubblico tutto il cuscinetto necessario per sostenere l’impatto della guerra”. E i salari? Il ministro Andrea Orlando ha sollecitato le imprese ad aumentare le retribuzioni contro il caro vita. “Le imprese hanno tenuto duro – conclude Fortis – hanno lavorato spesso producendo in perdita. Chiedere di aumentare i salari mentre sono in difficoltà è una politica errata. La via maestra è la decontribuzione del costo del lavoro.