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Cronaca

Mascherine a Messa, l’invito della Cei sull’utilizzo dopo il primo maggio

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Francesco Gnagni

Le ultime parole della Cei sull’uso delle mascherine a Messa dal primo maggio, giorno in cui in molti altri luoghi verranno abolite. I vescovi tuttavia hanno deciso di restare più cauti di quanto loro richiesto.  

(Ansa)

I vescovi italiani si sono infatti pronunciati su come dovranno comportarsi i fedeli da domani, giorno in cui le restrizioni anti-Covid nel nostro Paese si vanno significativamente allentando, a partire dalla fine dell’obbligo del Green pass e di quello di utilizzare i dispositivi di protezione sanitaria in molti luoghi pubblici, ma non tutti.

I delicati rapporti tra Stato e Chiesa durante la pandemia

La Chiesa è stata fortemente segnata fin da subito dall’inizio della pandemia, tanto che nella prima fase dell’emergenza sanitaria non era mai successo nella storia cristiana che un governo italiano chiudesse forzatamente le chiese impedendo la celebrazione delle funzioni con la partecipazione del popolo.

Nella seconda fase della pandemia, tuttavia, il governo ha lasciato ampia libertà alla Chiesa di regolarsi all’interno delle proprie celebrazioni, rispettando quanto previsto dai patti lateranensi. La Chiesa non ha mai richiesto il Green pass per partecipare alle funzioni, evitando di sradicare la natura stessa dell’evento religioso, per definizione aperto a tutti e chiamato a stare lontano dalle discriminazioni, specialmente verso deboli, poveri, malati e spaventati.

Tuttavia talvolta sono arrivate anche le critiche delle categorie che al contrario si sono viste applicare dallo Stato italiano restrizioni più stringenti. Con la fine dello stato di emergenza e dell’obbligo di Green pass, i vescovi italiani sembrano tuttavia intenzionati a portare ancora avanti una politica di estrema cautela all’interno dei luoghi di culto, in particolare per quanto riguarda l’uso delle mascherine. Attirandosi talvolta diverse critiche, dall’altro lato, anche dai fedeli che non amano in modo particolare entrare in chiesa utilizzando le mascherine.

Il testo dei vescovi italiani sull’utilizzo delle mascherine

L’uso delle mascherine resta, a rigore, raccomandato in tutte le attività che prevedono la partecipazione di persone in spazi al chiuso come le celebrazioni e le catechesi, mentre resta obbligatorio l’uso dei dispositivi di protezione delle vie respiratorie di tipo FFP2 per gli eventi aperti al pubblico che si svolgono al chiuso in locali assimilabili a sale cinematografiche, sale da concerto e sale teatrali”, è quanto afferma in un documento la presidenza della Conferenza episcopale italiana.

Insomma, non c’è più obbligo ma si consigliano vivamente. D’altronde rispetto a molti altri luoghi, come locali pubblici e scuole, in chiesa si vive un clima di totale rispetto delle norme e degli spazi, specialmente durante le funzioni religiose, in cui non accade praticamente in nessun caso che le persone si accavallino o creino assembramenti particolarmente stringenti.

Anche nelle panche delle chiese di tutta Italia dall’inizio della pandemia ci sono indicazioni ben precise su dove posizionarsi, mantenendo la distanza. Una grande cautela, insomma, dovuta anche all’età media spesso elevata di molti partecipanti alle funzioni, che invita al massimo riguardo. Tuttavia la Cei ha spiegato che già dallo scorso mese non è più caldeggiato il requisito del Green pass per le attività svolte dagli operatori pastorali all’interno delle parrocchie.

“Si segnala, tra l’altro, che a partire dal 1° maggio 2022 non è più necessario il Green Pass per le attività organizzate dalle parrocchie”, è quanto specifica infatti il documento della Cei. “Parimenti non è necessario il Green Pass per l’accesso ai luoghi di lavoro dei lavoratori e dei volontari che collaborano”.

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Francesco Gnagni