Joe Biden sembra aver adottato una linea dura contro gli oligarchi: due paperoni restano però fuori dalle sanzioni.
Joe Biden ha cambiato strategia, e sembra ormai sempre più intransigente nei confronti della Russia. L’approccio cauto alle sanzioni si è trasformato in azioni e parole forti nei confronti di Putin, e con il passare dei giorni l’America mostra insofferenza e una certa voglia di intervenire in maniera sempre più decisa.
Lo testimonia la lunga lista di “Paperoni” colpiti dalle sanzioni, che però non tiene conto di due miliardari che incassano le iniziative in arrivo dall’Europa, ma non sono inseriti fra quelli messi nel mirino dagli States. La Verità, in edicola oggi, traccia quindi un identikit dei due soggetti “scartati” dalle sanzioni americane, svelando legami che alzano un polverone sulla Casa Bianca.
Il primo problema sollevato ormai in lungo e in largo dal quotidiano La Verità riguarda le differenze di sanzioni fra l’Europa e gli States. Ci sono infatti alcuni miliardari russi entrati nella blacklist delle potenze europee, che non figurano fra quelle colpite dal Ministero del tesoro negli States. Fra queste figura Vladimir Yevtushenokov. Si tratta di un oligarca già colpito dalle sanzioni in arrivo dalla Gran Bretagna, e La Verità, nel riprendere un articolo del New York Post, sottolinea un collegamento fra il “Paperone” russo e Hunter, figlio di Biden.
I due si sarebbero incontrati nel 2012 in un hotel nei pressi di Central Park, nell’ambito di un viaggio del russo per “esplorare potenziali opportunità di investimento”. La domanda è perché la Gran Bretagna ha congelato i suoi bene e gli Usa no? “Una stranezza che andrebbe chiarita – si legge sulla Verità -, visto che qualcuno in malafede potrebbe arrivare a ipotizzare un conflitto di interessi che tiri in ballo i potenziali interessi di Hunter“.
Yevtushenokov non è infatti l’unico oligarca rimasto fuori dalle sanzioni in arrivo da Biden. Il Washington Post rivela infatti che Hunter prese 4,8 milioni di dollari dall’allora colosso cinese Cfec, che secondo i repubblicani intratteneva rapporti con l’esercito popolare di liberazione e con il Cremlino. Gli stessi senatori chiarirono che Hunter nel 2020 avrebbe ricevuto 3,5 milioni di dollari da Elena Baturina, moglie dell’ex sindaco di Mosca. Un cablogramma del governo, pubblicato da Wikileaks riferì poi che la Baturina era la cognata proprio di Yevtushenokov, fino alle smentite americane. “Quando Trump accusò Biden di prendere soldi dalla Baturina – si legge sulla Verità – scese in campo direttamente Putin in loro difesa”. E in tutto ciò i deputati repubblicani chiedono perché la Baturina, donna ricchissima, sia rimasta fuori dalle sanzioni. Passaggi che sollevano dubbi, in attesa di risposte.