Le parole dell’economista ex presidente dell’Inps sull’aumento crescente delle diseguaglianze nel nostro Paese, in particolare a seguito della crisi pandemica, che ora trova un particolare alleato nell’imprevisto della guerra in Ucraina.
Chi diceva che dalla pandemia ne saremmo usciti migliori non aveva fatto i conti con le diseguaglianze crescenti che proprio la crisi del Covid ha esacerbato, in maniera preoccupante, nella nostra società, e in particolar modo in quella italiana.
L’appello dell’economista della Bocconi Tito Boeri sul quotidiano La Stampa è netto. “L’Italia si doti di un osservatorio permanente sulle discriminazioni”, ha affermato Boeri nel corso della presentazione del festival internazionale dell’Economia che si svolgerà a Torino a cavallo tra i mesi di maggio e giugno.
“La crisi del Covid ci ha restituito un mondo più diseguale e soprattutto diversamente diseguale. Nuovi tipi di disuguaglianze si sono sovrapposti a quelli già esistenti, generando marcati divari di reddito anche all’interno di imprese e di comunità relativamente limitate”.
Una realtà da combattere con nuova struttura creata ad hoc di cui per Boeri dovrebbe farsene carico l’Istat, sulla scorta di quanto si sta già pensando in Francia per azione dell’economista keynesiano Thomas Piketty. La ragione di questa proposta starebbe nel fatto che “viviamo in una società sempre più eterogenea dove cresce il divario sociale e sono forti le spinte che possono mettere in pericolo la tenuta sociale del nostro Paese”.
Davanti a questo rischio c’è anche la realtà delle migrazioni, che prosegue dall’Africa e che ora incalza anche dall’Ucraina. “Ai divari di reddito si sono aggiunti – spesso sovrapposti – i divari nello stato di salute e nelle condizioni abitative”, ha spiegato Boeri. “Sono diseguaglianze che hanno spesso poco a che vedere col merito individuale”, ma che al contrario “sono legate a diverse condizioni di partenza oppure al caso”.
Dal punto di vista invece della crisi politica che fa seguito all’invasione russa in Ucraina, per Boeri “le sanzioni economiche stanno avendo sicuramente qualche effetto sull’economia russa”, “ma non scommetterei sul fatto che questi disagi, seppure crescenti, siano tali da scatenare una ribellione politica contro Putin”.