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Cronaca

Papa Francesco: l’attacco a “una delle più grandi eresie di questo tempo”

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Francesco Gnagni

L’attacco del Pontefice contro quella che spesso ha spiegato di ritenere una delle deviazioni religiose più pericolose di questo tempo, che “rimane sempre attuale” e “che è molto di moda, in questo momento, in tanti centri di spiritualità”.

(Ansa)

L’onore della fede si trova periodicamente sotto la pressione, anche violenta, della cultura dei dominatori, che cerca di svilirla trattandola come reperto archeologico, vecchia superstizione, puntiglio anacronistico”, ha spiegato Francesco, con una critica al fatto che anche oggi “c’è tanta ipocrisia religiosa, clericale”. Il Papa ha infatti incontrato in Piazza San Pietro pellegrini e fedeli, come ogni mercoledì per la consueta udienza generale, proseguendo con il ciclo di catechesi sulla vecchiaia e oggi in particolare sulla figura di Eleazaro, e sulla sua testimonianza rispetto al tema della coerenza della fede e dell’eredità dell’onore.

La figura di Eleazaro e l’attacco all’antica gnosi

“Disonorare la fede nella vecchiaia, per guadagnare una manciata di giorni, non è paragonabile con l’eredità che essa deve lasciare ai giovani, per intere generazioni a venire”, è stato il commento di Bergoglio al brano del Vangelo di oggi (2 Mac 6,18.23-25). “Bravo questo Eleazaro”. A colpirlo, infatti, è “la coerenza di questo uomo, che pensa al futuro, ai giovani”.

“Un anziano che, a motivo della sua vulnerabilità, accettasse di considerare irrilevante la pratica della fede, farebbe credere ai giovani che la fede non abbia alcun reale rapporto con la vita”, spiega. “Essa apparirebbe loro, fin dal suo inizio, come un insieme di comportamenti che, all’occorrenza, possono essere simulati o dissimulati, perché nessuno di essi è così importante per la vita”.

A questo punto il discorso del Papa si è fatto particolarmente critico, rivolto a quella che da sempre considera una delle peggiori eresie del mondo contemporaneo. “L’antica gnosi eterodossa, che è stata un’insidia molto potente e molto seducente per il cristianesimo dei primi secoli, teorizzava proprio questo“, spiega Bergoglio: “che la fede è una spiritualità, non una pratica; una forza della mente, non una forma della vita. La fedeltà e l’onore della fede, secondo questa eresia, non hanno nulla a che fare con i comportamenti della vita, le istituzioni della comunità, i simboli del corpo. Nulla a che fare”.

Una visione pericolosa ma ancora oggi seducente

Una visione pericolosa ma sempre seducente. “La seduzione di questa prospettiva è forte, perché essa interpreta, a suo modo, una verità indiscutibile: che la fede non si può mai ridurre a un insieme di regole alimentari o di pratiche sociali. La fede è un’altra cosa“. Tuttavia il pericolo, per Bergoglio, non va sottovalutato.

Il guaio è che la radicalizzazione gnostica di questa verità vanifica il realismo della fede cristiana, perché la fede cristiana è realistica. La fede cristiana non è soltanto dire il credo, pensare il credo, sentire il credo, fare il credo, operare con le mani… invece questa proposta gnostica è fare finta, ma l’importante è che tu dentro abbia la spiritualità e poi puoi fare quello che vuoi, e questo non è cristiano, è la prima eresia degli gnostici, che è molto di moda, in questo momento, in tanti centri di spiritualità”.

Una realtà che, oltre tutto, “svuota anche la sua testimonianza, che mostra i segni concreti di Dio nella vita della comunità e resiste alle perversioni della mente attraverso i gesti del corpo. La tentazione gnostica, che è una delle eresie, una delle deviazioni religiose di questo tempo, rimane sempre attuale. In molte linee di tendenza della nostra società e nella nostra cultura, la pratica della fede subisce una rappresentazione negativa, a volte sotto forma di ironia culturale, a volte con una occulta emarginazione”.

La pratica della fede, per questi gnostici che già c’erano al tempo di Gesù, è considerata come un’esteriorità inutile e anzi nociva, come un residuo antiquato, come una superstizione mascherata. Insomma, una cosa per vecchi”, ha spiegato Francesco, riallacciandosi così alla catechesi sulla figura di Eleazaro e alle sue qualità.

La pressione sui giovani e la testimonianza dei “vecchi”

La pressione che questa critica indiscriminata esercita sulle giovani generazioni è forte. Certo, sappiamo che la pratica della fede può diventare un’esteriorità senz’anima. Ma in sé stessa non lo è affatto. Forse tocca proprio a noi vecchi una missione molto importante: restituire alla fede il suo onore. Farla coerente”, invita l Papa.

“La pratica della fede non è il simbolo della nostra debolezza, no, ma piuttosto il segno della sua forza. Non siamo più ragazzi. Non abbiamo scherzato quando ci siamo messi sulla strada del Signore“, sono le parole del Pontefice, assorto in uno sguardo serio e profondo. “No! La fede merita rispetto e onore, fino alla fine: ci ha cambiato la vita, ci ha purificato la mente, ci ha insegnato l’adorazione di Dio e l’amore del prossimo. È una benedizione per tutti”.

(Ansa)

Per questo, “non baratteremo la fede per una manciata di giorni tranquilli. Eleazaro è coerente fino alla fine. Dimostreremo, in tutta umiltà e fermezza, proprio nella nostra vecchiaia, che credere non è una cosa “da vecchi”. No! È cosa di vita, credere è lo Spirito Santo, che fa nuove tutte le cose, e Lui ci aiuterà”, conclude il Papa.

“Anziani, per favore, guardiamo ai giovani, ci guardano. Non dimenticare quello. Mi viene in mente quel film del dopoguerra, tanto bello, ‘I bambini ci guardano’, e noi possiamo dire lo stesso con i giovani. La nostra coerenza può aprire una strada bellissima a loro, invece una eventuale ipocrisia può fare tanto male“.

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Francesco Gnagni