Il senatore, responsabile nazionale dell’agricoltura per FDI: “La peste suina è un problema per gli allevatori. Tutta colpa degli ambientalisti da salotto”
Prima il Covid, poi la guerra in Ucraina e ora, come se non bastasse, anche la peste suina. Dopo i primi casi in Italia, si è registrato anche il primo cinghiale contagiato nella capitale. Un situazione preoccupante, soprattutto alla luce dello sviluppo che la malattia potrebbe portare nei tanti esemplari che, da anni circolano indisturbati nella capitale.
A lanciare l’allarme è il senatore Luca De Carlo, responsabile nazionale dell’agricoltura per Fratelli d’Italia, che ai nostri microfoni spiega: “La peste suina è presente in Europa già da qualche anno e tutte le nazioni, anche quelle non direttamente coinvolte, potevano studiare delle misure di contenimento del viatico più accertato di propagazione del virus, cioè il cinghiale. Ma non è stato fatto nulla. Sai perchè? Per l’ideologia pseudo ambientalista di certi partiti al Governo, primo su tutti del Movimento 5Stelle che non consente gli abbattimenti. Nonostante ci sia stata lo scorso anno una risoluzione approvata all’unanimità, da parte della Commissione Agricoltura del Senato, che prevedva gli abbattimenti. Quella risoluzione non è mai arrivata in aula e non è stata calendarizzata. Nel frattempo da un numero X di cinghiali sono aumentati in modo esponenziale. Sono stimati in circa 2 milioni e quattrocentomila esemplari in tutta Italia, che hanno creato una lunga serie di problemi. Quali? Devastano i campi, rovinano le colture. Da poco poi è arrivata anche la peste suina”.
Un fenomeno che si è sviluppato da poco. “In principio si era concentrata in un triangolo al nord tra la Liguria e il Piemonte. Adesso purtroppo è arrivata anche in una grossa città come Roma“. Dove si registrano numeri imponenti di cinghiali. “Che scorazzino liberamente per una città non ha nulla di ambientale. Anzi è il fallimento delle politiche ambientali. Non mi vengano a dire gli ambientalisti da salotto che l’ambiente dove deve vivere un cinghiale è il centro di Roma. Il proliferare di questi animali li porta ad arrivare nelle città. A Roma poi trovano cibo a quantità. Perchè un’altra disastrata politica ecologica, quella dei rifiuti di Roma, ha amplificato il problema, trasformando la città più bella del mondo in una che è sommersa dai rifiuti”.
Esiste una relazione tra i rifiuti e il contagio dei cinghiali? De Carlo non la esclude. “Non lo sappiamo con certezza, ma certamente non si può escludere. Intanto possiamo dire che tutto questo certifica l’incapacità del governo di arrestare la diffusione della peste. Cosa si può fare? Il primo strumento è quello dell’abbattimento, che non può fare un Commissario, messo li senza troppi poteri. Ci vuole un soggetto attuatore, come richiesto da Fratelli D’Italia. Più che un Commissario, prigioniero di tre Ministeri spesso in contraddizione tra di loro, serve un soggetto che può agire e immediatamente”.
La situazione rischia di essere grottesca. “Il Ministero dell’Ambiente su questo tema, dovrebbe avere un interesse diverso da quello dell’Agricoltura che dovrebbe tutelare gli agricoltori e non i cinghiali. Ma questo non accade”. Ed è proprio questa la categoria più a rischio. “La peste suina non è una malattia trasferibile agli essere umani. Colpisce cinghiali e suini. Ad oggi quest’ultimi non risultano infetti. Ma l’esistenza della peste suina ha bloccato l’esportazione verso alcuni Paesi. E per la suinicoltura, già provata dal caro mangini è un grosso problema. Un’azienda su tre, secondo la stima di Crea, non riuscirà ad iniziare il ciclo produttivo. Se ci aggiungiamo che la carne, dovessero applicare restrizioni, la carne di suino avrà un crollo di prezzo, e metterà in ginocchio un fiore all’occhiello della nostra produzione. La domanda allora è: il Governo vuole tutelare le nostre eccellenze e i nostri produttori o vuole tutelare i cinghiali?”.