Un esperimento tenutosi a Londra ha portato alla scoperta dell’elisir dell’eterna giovinezza. Ma qual è il segreto dietro questa incredibile invenzione?
L’elisir dell’eterna giovinezza. Per secoli, l’umanità ha cercato di trovare una formula magica che potesse rendere eternamente giovani. Ebbene, da Londra sembra essere arrivata la prima effettiva scoperta che potrebbe rendere reale questa fantasia millenaria. Questo è quanto dimostrato da un esperimento condotto su delle cellule della pelle umana in provetta, che sono state ringiovanite di 30 anni per mezzo di una riprogrammazione genetica parziale, che ha consentito di conservare l’identità delle cellule, ripristinando anche la loro corretta funzionalità. Il risultato apre degli scenari non pronosticati per la medicina rigenerativa e per la lotta contro l’invecchiamento. Tale studio è stato pubblicato sulla rivista eLife dai ricercatori del Babraham Institute londinese.
Come funziona l’elisir?
Al fine di ringiovanire le cellule della pelle umana, chiamate fibroblasti, i ricercatori hanno usato una tecnica di riprogrammazione cellulare, inventata dal premio Nobel Shinya Yamanaka. La tecnica di Yamanaka è stata rivisitata e corretta: i ricercatori hanno usato, infatti, lo stesso mix di proteine ringiovanenti, ma lo hanno somministrato alle cellule della pelle umana per soli 13 giorni, anziché per i canonici 50 giorni. Le cellule, in questo modo, hanno perso tutti i segni dell’età e, solo in modo temporaneo, anche la loro identità.
Successivamente, sono state coltivate in condizioni normali. In tal modo, hanno potuto riacquisire la loro identità di cellule della pelle umana, tornando a produrre collagene come le cellule più giovani. I ricercatori hanno messo alla prova le cellule simulando una ferita. Hanno scoperto, in tal modo, che i fibroblasti ringiovaniti migrano verso il taglio in maniera più rapida di quelli non trattati. Tale segnale è molto promettente per la medicina rigenerativa, almeno riguardo la guarigione delle ferite.
Le parole dell’esperto
“Pochi giorni fa esperimenti simili, ma condotti in vivo su topi, avevano dimostrato che questa tecnica di riprogrammazione parziale non produce instabilità genetica e tumori come accade invece con la riprogrammazione totale”. Questo il commento di Giuseppe Novelli, genetista dell’Università di Roma Tor Vergata. Novelli ha inoltre aggiunto quanto segue. “Ma gli orologi dell’invecchiamento sono rimasti bloccati per molti organi come fegato, reni, muscoli, milza e polmoni. La pelle, invece, ha avuto la migliore risposta al ringiovanimento”.
Il genetista dell’Università romana ha inoltre parlato della difficoltà legata all’applicazione di tale processo sugli esseri umani. “È stata infatti osservata una rafforzata capacità dei topi di guarire ferite cutanee senza lasciare cicatrici. I dati inglesi confermano questi risultati e certamente aprono una nuova strada almeno per la pelle. Rinfrescare le cellule negli esseri umani che invecchiano, invece, sarà molto più complicato, dati i pericoli di gravi effetti collaterali”. Novelli ha concluso dichiarando che “tuttavia in futuro potremmo pensare di sfruttare il ringiovanimento cellulare per sviluppare trattamenti nuovi con cui rallentare o far regredire malattie che compaiono con l’età, come l’osteoporosi, il diabete e la demenza”.