All’indomani dello storico ritorno in Serie A, l’ex tecnico dei grigiorossi ha detto la sua sul verdetto del campionato: “La città se lo merita”.
Cremona non ha dormito. La festa per la promozione in Serie A è durata per tutta la notte: i tifosi hanno aspettato che la squadra tornasse da Como per poter celebrare uno storico ritorno ai massimi livelli. Pioggia, bandiere, fuochi d’artificio e fumogeni, ai piedi del Duomo. Questo lo spettacolo che si è ritrovato davanti la Cremonese quando ha messo piede in città. “È un sogno che si avvera, l’impresa della compattezza e dell’unità tra squadra, società e tifosi“, ha detto mister Fabio Pecchia.
La sconfitta del Monza in casa del Perugia ha spianato la strada al club lombardo, che ha potuto così chiudere al secondo posto dietro al Lecce. La squadra è stata accolta dal sindaco Gianluca Galimberti, dal suo vice Andrea Virgilio, dall’assessore allo Sport Luca Zanacchi e da buona parte dell’amministrazione. “Ci avete regalato una gioia incredibile, una conquista pazzesca. A nome di tutta la città ringrazio voi, il mister, i tifosi, la società. E soprattutto il presidente Giovanni Arvedi. Ora tutta la città, grazie a voi, ha davanti un’occasione storica e bellissima“, le parole del primo cittadino.
“Troppi 26 anni senza Serie A per una città come Cremona”
Per commentare il ritorno in Serie A della Cremonese, la redazione di Notizie.com ha contattato in esclusiva Massimo Rastelli, che ha guidato la squadra lombarda tra il 2018 e il 2020. “Una promozione meritata – ha dichiarato il tecnico – la Cremonese ha espresso un bel gioco, sempre tra le prime. Credo che Fabio (Pecchia, ndr.) abbia fatto un ottimo lavoro, finalmente sono riusciti a coronare il sogno tanto rincorso”.
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— U.S. Cremonese (@USCremonese) May 7, 2022
Rastelli ha poi spiegato la differenza tra la sua Cremonese, che concluse il campionato a un punto dalla zona playoff e quella di oggi: “La mia era una Cremonese che aveva la volontà di vincere subito, mentre con Pecchia e con Braida hanno ringiovanito molto. Hanno fatto meno il gioco delle figurine e hanno puntato più su calciatori funzionali al progetto, dando all’allenatore la possibilità di incidere con pazienza”.
In chiusura un elogio a Cremona: “Città molto vivibile, con una grande tradizione di calcio. Loro hanno sempre vissuto tra Serie A e B, hanno dovuto aspettare tanto per tornare al vertice: 26 anni erano veramente troppi, è una piazza che comunque merita di godersi il momento che sta vivendo”.