Arriva nell’Aula della Camera la proposta targata FdI. Test decisivo per il centrodestra che dovrà dimostrare numeri e compattezza
Nel programma della coalizione di centrodestra alle politiche del 2018 era il primo punto del paragrafo dedicato alle riforme istituzionali. Poi il governo gialloverde e la successiva alleanza giallorossa hanno fissato altre priorità. Infine, l’arrivo a Palazzo Chigi dell’ex governatore della Bce Mario Draghi a cristallizzare lo scenario. Ma il “sogno presidenzialista”, declinato in una proposta di legge di Fratelli d’Italia, ha attraversato la legislatura e sbarcherà domani nell’Aula della Camera. Alle 15 si comincerà a votare la pdl a prima firma Giorgia Meloni che punta ad introdurre l’elezione diretta del Capo dello Stato e una forma di governo largamente ispirata al semipresidenzialismo francese.
Cosa prevede la proposta di FdI
Il testo modifica il titolo II e il titolo III della Costituzione e prevede che il Presidente della Repubblica sia eletto da tutti i cittadini maggiorenni per un periodo di 5 anni e che possa essere eletto qualsiasi cittadino che abbia più di 40 anni. Secondo la proposta Meloni, il Presidente eletto direttamente dal popolo assume le funzioni anche di capo dell’Esecutivo. In questa veste è lui a dirigere la politica generale del Governo, a mantenere l’unità di indirizzo politico ed amministrativo e a coordinare, insieme al Primo ministro, l’attività dei ministri. Nel nuovo quadro istituzionale disegnato da FdI, il Primo ministro è nominato dal Presidente della Repubblica e deve ricevere, insieme ai ministri, la fiducia delle Camere. Altra novità è la “sfiducia costruttiva”: ciascuna Camera ha la possibilità di sostituire il Primo ministro con un’apposita mozione, motivata e approvata a maggioranza assoluta, indicando il nome del “futuro” Primo ministro.
Le defezioni di FI e Lega e il primo ‘no’ in Commissione
La proposta Meloni arriverà nell’Aula della Camera con il parere negativo della Commissione Affari Costituzionali presieduta dal grillino Giuseppe Brescia, che a metà marzo ha votato l’emendamento soppressivo del testo voluto da Pd, M5S e Leu. Una prima ‘bocciatura’ della proposta passata per le assenze determinanti di due deputati di centrodestra al momento del voto: la forzista Annagrazia Calabria e il leghista Cristian Invernizzi. Votazione che ha allargato la frattura tra i partiti: FdI da una parte, Lega e Forza Italia dall’altra.
L’avvertimento di Meloni: basta con i giochi di palazzo
Domani il test decisivo nell’emiciclo di Montecitorio. Il fronte ‘giallorosso’, con la sola eccezione del partito di Renzi (Italia viva è favorevole al presidenzialismo ma contraria alla formulazione di FdI), voterà per respingere la proposta. Spetterà dunque al centrodestra “mostrare i muscoli” e dimostrare compattezza: occhi puntati sulle presenze nei singoli partiti e sulle scelte di forzisti e leghisti. “Domani alla Camera si voterà la mia proposta di legge sul presidenzialismo. È il momento di dire basta ai giochi di palazzo: siano gli italiani a scegliere il prossimo Presidente della Repubblica. Vedremo quanti in Aula avranno il coraggio di sostenerla. Non ci sono più scuse”: è l’avvertimento su Facebook della leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni. Per FdI l’elezione diretta rimane, infatti, “la madre di tutte le riforme” e una tema su cui provare la fedeltà agli impegni presi nel 2018 con gli elettori. Gli alleati di centrodestra sono avvisati.