Migliaia di persone si sono radunate a Rimini. Ma piovono accuse di palpeggiamenti e catcalling. Centinaia di segnalazioni
Si sono ritrovati a Rimini, per celebrare l’adunata nazionale degli Alpini. Erano numerosissimi i partecipanti ad un raduno tanto atteso e che da anni è un vero e proprio lustro per una delle forze più storiche e rappresentative dell’esercito italiano. Ma oltre alla sfilata, ai cori, ai cappelli con le penne sfoggiati con orgoglio dai partecipanti e dalle persone accorse, stavolta è successo altro.
Il raduno nazionale degli Alpini è stato macchiato dalle accuse di molestie e di eccessi da parte di diverse donne. E non solo. L’associazione contro la violenza sulle donne ‘Non una di meno – Rimini’ ha riportato oltre 150 segnalazioni ricevute tramite i propri canali social mentre dagli ambienti Alpini smorzano la polemica e replicano che ad oggi non c’è nessuna denuncia formale. “Le donne e le persone lgbtqia+ che sono state prese d’assalto da orde di maschi imbevuti di machismo militaresco e “allegria”, che si é tradotta in catcalling senza freno alla fantasia, molestie sessuali, insulti, accerchiamenti, palpeggiamenti nelle strade, nei parchi, sotto casa, sul posto di lavoro”, hanno denunciato dalla pagina ufficiale della sezione di Rimini dell’associazione.
L’associazione ‘Non una di meno’ ha raccolto testimonianze di molestie, come quella di due ragazze che hanno riferito di un alpino 60enne che in un bar ha rivolto loro frasi sessiste e pesanti. “Come dal miglior copione della violenza patriarcale – si legge sulla pagina facebook del gruppo – ai commenti sessisti seguono quelli razzisti con vari inviti a persone nere e razzializzate a “tornare a casa loro”, senza contare che queste persone sono già a casa propria, sono cittadin* di Rimini mentre gli invasori a ben guardare sono dei pennuti militari. Incredibile ma vero, un gruppo di oltre 400.000 uomini, imbevuti di machismo patriarcale, concentrati in un solo luogo allo scopo di ubriacarsi, genera una dinamica di branco in cui si fa a gara a chi ce l’ha più duro e ognuno si sente in diritto e in dovere di reclamare il possesso del corpo di ogni donna che gli passa accanto. Così, mentre il sindaco gioisce per l’indotto economico e gli alberghi pieni, noi siamo costrett* a sentirci urlare di tutto, a uscire di casa nella totale insicurezza sentendo che ancora nel 2022 il corpo non è nostro ma può essere toccato, afferrato, commentato pubblicamente senza l’ombra del nostro consenso. Ma noi non ci stiamo, quelle lunghe penne nere ve le spezziamo una a una”.