J-Ax, dal tunnel della droga fino ad arrivare a grandissimi successi da solista. L’ex appartenente al gruppo degli ‘Articolo 31’ si racconta a 360°
J-Ax (pseudonimo di Alessandro Aleotti) si racconta a 360° e svela proprio tutto quello che nessuno, neanche i suoi fan, sapevano. Da quando ha iniziato la carriera da solista, da ben sedici anni, ha ottenuto una serie di successi importanti. In particolar modo nel mondo della televisione quando è stato il “coach” di ‘The Voice of Italy‘ ed anche il direttore artistico (della squadra blu) di ‘Amici‘ di Maria De Filippi. Ha rilasciato una lunga ed interessante intervista ai microfoni di Luca Casadei nel podcast ‘One More Time‘. In primis ha parlato del suo primo album che in pochi ricordano, ovvero ‘Di Sana Pianta‘.
Ci si aspettava un grande successo: c’è chi parlava di vendere almeno 300mila copie, ma in realtà solo 30mila furono acquistate. In quel momento la casa discografica dell’epoca gli chiuse le porte in faccia e gli disse anche di non farsi più vedere e che di sue notizie non ne volevano assolutamente sapere. Da quel momento in poi ha iniziato a vedere tutto nero e si è rifugiato nella cosa in cui lo faceva stare meglio, ma in realtà no: iniziò a camminare verso il tunnel della droga. “Mi mandarono a fare i concerti nelle sagre di paese. Ricordo che iniziai a drogarmi come un pazzo, stetti malissimo“.
Poi l’inizio del rapporto lavorativo con Fedez, anche se poi l’amicizia è finita nel peggiore dei modi. Ha descritto il marito della Ferragni come una persona pronto a spaccare il sistema da dentro. “Mi fece notare che facevamo tutto noi: dalla scrittura fino al video. Ricordo che mi disse di iniziare a finanziarci da soli le nostre idee. Lo feci, volevo iniziare a prendere la strada dell’imprenditore con lui“. Poi? Cosa è successo? Qualcosa è andato storto tanto che i due hanno preso strade diverse: “Ci speravo, ma il pensiero di dovermi alzare e andare a fare la riunione per discutere un contratto che non è nemmeno mio, mi toglieva la serenità“.
Non solamente questo: anche il pensiero di avere dipendenti non lo faceva dormire la notte. “Io voglio serenità, sono un paranoico che soffre d’ansia. Invece a lui piaceva questa idea. Ogni volta che assumevamo uno, mi dicevo: ‘Questo ha un’altra famiglia che si basa sul fatto che io e Fede andiamo bene o no. Questo è uno dei motivi principali“.