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Politica

Spie russe nel nostro Paese e persino in Rai? Risponde il capo del Copasir

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Francesco Gnagni

La denuncia del Copasir che sul tema degli “infiltrati” russi nelle tv italiane non demorde, ma anzi continua ad andare alla carica. 

Il presidente del Copasir Adolfo Urso (Ansa)

L’allarme è stato lanciato dal presidente del Copasir – il comitato parlamentare di controllo dei Servizi segreti – Adolfo Urso, ex senatore e ministro di area Fratelli d’Italia, che da settimane catalizza le sue attenzioni sull’argomento della propaganda russa in Italia, in particolare dopo lo scoppio dell’ultima fase del conflitto ucraino.

Intervistato dal quotidiano Libero, Urso ha affermato che da tempo si è al corrente di questo pericolo e che in questo momento si sarebbe intensificato in modo particolare, con l’insinuarsi delle “fake news” relative al conflitto. “Avevamo avvertito che la Russia utilizzava l’energia come fattore di potenza”, della “postura aggressiva di Putin, le cui avvisaglia erano, tra gli altri, i sei golpe nel Sahel di cui cinque riusciti”, e “avevamo indicato nel referendum in Bielorussia il punto di svolta”, spiega Urso.

Le parole del presidente del Copasir sulle spie russe

Che poi ha avuto il suo apice “proprio con l’annessione della Crimea”. “Nelle nostre relazioni il Copasir ha denunciato come la macchina della propaganda agisca nel nostro Paese, lo abbiamo fatto con nettezza durante la pandemia”, ha affermato, parlando di una “attività infodemica” inquadrata in un “contesto geopolitico in cui regimi autocratici tendono a condizionare le democrazie occidentali”.

Insomma, per il presidente del Copasir la questione è chiara. “La Russia manipola la realtà dei fatti”, ha affermato. Per questo, alla domanda se in Italia operino molte spie russe, Urso afferma con certezza: “Certo che sé e con modalità che abbiamo peraltro descritto nell’ultima relazione al Parlamento quando abbiamo affrontato il caso Biot”. Il reclutamento delle stesse avverrebbe così per Urso “tramite spionaggio, arruolamento e propaganda, messa a libro paga di dirigenti, fake news, campagne social, attacchi cibernetici”.

Sulla questione delle spie russe infilitrate nella tv italiana, Urso non risponde visti i doveri di massima riservatezza sulle attività dell’organo che controlla. Tuttavia, sul tema della “par condicio” anche tra russi e ucraini, “ben venga” ma solo “purché sia espressione di pluralismo e libertà di opinione e di valutazione”, ha spiegato. Il problema, tuttavia, “è inverso”, ha chiosato. 

“Dobbiamo evitare che la macchina della disinformazione, che i sistemi autocratici utilizzano nei loro regimi e anche nei nostri confronti, condizioni le nostre libere valutazioni, con i mezzi che sono abituali a quel sistema che abbiamo denunciato più volte“.

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Francesco Gnagni