Da anni e sempre per disprezzo la squadra bianconera è una delle più amate ma anche quelle più odiate
La Juventus è una delle squadre più amate d’Italia, ma è soprattutto e sicuramente la più odiata perché i tifosi di tutte le altre non la possono vedere a causa delle tante vittorie accumulate negli anni. E chi segue il calcio italiano non può non essersi imbattuto nel famoso soprannome “gobbi” con cui si fa riferimento ai tifosi e ai giocatori della Juventus. Ma perché si chiamano in questo modo e da dove nasce questo soprannome così diffuso? Il termine “gobbi” ha per molti una connotazione negativa, nonostante sia spesso utilizzato con autoironia e orgoglio dagli stessi tifosi della Juventus, anche se per la verità molto poco.
Le origini sono diverse. Le vedremo alcune, ma la versione più accreditata (e quella più verosimile) e condivisa è che il termine “gobbi” sia stato nato per via di una divisa adottata dalla Juventus a partire dalla stagione 1956/1957. La maglia di quella stagione per il tessuto e per la forma era più vicina a una larga camicia che a una maglietta vera e propria, con un ampio scollo a “V” sul davanti. E cosa succedeva? Quando i giocatori della Juventus correvano, da questa scollatura entrava dell’aria che formava un rigonfiamento sulla schiena dei giocatori, all’altezza della nuca. Un modo che faceva tanto sembrare che dietro ci fosse una vera e propria gobba.
Per molti la Vecchia Signora significa anche fortuna e quindi è una gobba metaforica
Secondo alcune versioni i primi a far notare questa particolarità da parte della Juventus furono proprio i tifosi del Torino nei loro cori allo stadio. Altre versioni associano la parola “gobba” all’idea di fortuna – riferendosi alla superstizione per cui toccare una gobba porterebbe fortuna – o all’altro principale soprannome della Juventus, ossia “vecchia Signora” (quindi con la gobba).
Ci sono poi altre due versioni, più probabilmente nate successivamente all’interno delle tifoserie di Juventus e Torino: che la gobba sia quella degli juventini, costretti a guardare costantemente le altre squadre dall’alto al basso, o, ed è la più romantica probabilmente, che sia venuta loro per il continuo inchinarsi di fronte alla superiorità del “Grande Torino”, la fortissima squadra che vinse cinque scudetti tra il 1942 e il 1949, prima che l’aereo che trasportava i giocatori si schiantasse sul colle di Superga, appena fuori Torino.