L’ex arbitro e designatore ha parlato in esclusiva a Notizie.com per raccontare il suo punto di vista sugli episodi che hanno contraddistinto la finale di Coppa Italia. Dalla possibile seconda ammonizione del centrocampista croato ai penalty assegnati e non da Valeri
È l’argomento del giorno, con l’Italia divisa tra chi è convinto che l’arbitro abbia avuto ragione e chi invece pensa che alcune scelte possano essere state sbagliate. Per avere un punto di vista super partes e di qualità, la redazione di Notizie.com ha contattato in esclusiva Paolo Casarin, ex arbitro e designatore, che ha analizzato quanto accaduto nel corso della finale di Coppa Italia vinta dall’Inter sulla Juventus, grazie ad alcune situazioni che hanno segnato la gara.
La prima, in ordine cronologico, è quella della possibile espulsione di Brozovic per doppia ammonizione: “In linea di principio il secondo giallo ci poteva stare, ma l’arbitro ha sempre qualche conoscenza in più del fatto. Nel senso che vive vicino ai giocatori, capisce e sente cose che noi per televisione possiamo solo immaginare. Lui ha pensato che quella fosse una reazione contro un compagno, più che contro un arbitro. Perché poi oltretutto il fallo con relativo giallo della prima fase era indiscutibile, non che si potesse mettere in dubbio. Quindi anche il giocatore lo sapeva. È un discorso che balza come un errore piuttosto marcato, ma che come ripeto avrebbe bisogno di una testimonianza diretta: rientra nelle varie incertezze o interpretazioni diverse che un arbitro può avere durante la partita. Non la considererei come una grandissima mancanza. Più che altro non sono così d’accordo con il metodo di ‘lasciar correre’ scelto da Valeri per tutta la gara. Poteva andare bene nel primo tempo, quando la gara era più calma. Poi ho visto anche qualche fallo a metà campo piuttosto duro e che non si doveva lasciar andare“.
Per quanto riguarda il primo calcio di rigore assegnato all’Inter, questa l’interpretazione di Casarin: “C’è stato un contatto fra De Ligt, Bonucci e Lautaro Martinez degli incroci di gambe che onestamente in altri tempi sarebbero scivolati via. Il calcio è uno sport di contatto. Almeno per quelle immagini che ci sono state mostrate non si è visto un vantaggio di Lautaro impedito da un intervento secco su di lui. C’erano sei gambe che si sono intrecciate, con una caduta dell’argentino che non è sembrata frutto di un fallo. Lui però nello stesso tempo è andato a terra e può dire ‘io ho perso la possibilità di giocare’. L’arbitro è stato molto deciso nel darlo, tra l’altro era anche in una posizione piuttosto buona, ai bordi dell’area, a 7-8 metri, condizione buonissima per giudicare. L’ha dato, ricevendo probabilmente anche l’assenso del Var, che ha confermato la decisione presa immediatamente da Valeri, probabilmente con elementi più convincenti rispetto a quelli che abbiamo visto noi. C’è sempre un largo margine di differente lettura sul campo rispetto a quella che vediamo noi: la cosa curiosa è singolare è che il secondo rigore l’arbitro non l’aveva dato, è servito il Var. A tutti, me compreso, è sembrato più facile da vedere. Eppure per Valeri no“.
Sul contatto in area dell’Inter tra De Vrij e Vlahovic, invece, non pensa ci fossero gli estremi per un penalty: “Non mi è sembrato niente di più che un contatto un po’ ‘creato’. I rigori quando sono chiari si vedono subito e sinceramente non vedo gli estremi in questo caso“. Complessivamente però, a suo giudizio l’operato di Valeri non può essere considerato positivo: “Era una partita che si è via via incasinata. Nel primo tempo c’era stata una piena sufficienza. Poi è chiaro che si sono verificate le cose di cui abbiamo parlato e che fanno sì che si metta in discussione. La scelta di lasciar giocare poteva dare un senso di una grande sicurezza dell’arbitro nel portare avanti la partita. Poi qualche cosa discussa o discutibile fa dire che non c’è stata un’esplosione tecnica, anche perché la partita era obiettivamente difficile. Non ne farei un monumento, ma nemmeno un disastro. Valeri ha dato del suo meglio e la partita si è rivelata complessivamente difficile da dirigere“.