Di fronte a un lettore che domanda chiarimenti sulla posizione del quotidiano diretto da Maurizio Belpietro sulla crisi ucraina, è lo stesso direttore che prova a fare il punto rispondendo nel merito.
I numeri parlano chiaro: il quotidiano La Verità è uno dei pochi giornali che oggi non sta vivendo la crisi ma che, al contrario, è in forte crescita anche negli ultimi mesi. Viste le opinioni spesso dissonanti e fortemente controcorrenti assunte dalla sua (recente, sei anni fa) nascita in poi, difficile dire, alla luce dei dati, che questa linea non paghi.
Segno che le opinioni non troppo allineate rispetto alle posizioni mainstream non solo interessano i lettori, che non desiderano sentirsi ripetere la stessa tesi già sentita e preconfezionata che non accresce le loro conoscenze e non porta loro ulteriori informazioni rispetto ai fatti e al contesto dell’attualità, ma in qualche modo li rappresentano anche. Vale a dire, incrociano le loro posizioni.
Sul conflitto ucraino, ad esempio, i due giornali più in linea con quella che viene definita, incredibilmente in maniera dispregiativa, la posizione “pacifista”, ovvero contraria all’invio delle armi e dubbiosa anche sull’atteggiamento della Nato e degli Stati Uniti rispetto all’invasione russa, ricordando sempre la colpevolezza di Putin, sono i due giornali che crescono maggiormente. Che sono Avvenire e La Verità.
“Che la Russia abbia invaso il Paese vicino è un dato di fatto, così come è un dato di fatto che Putin sia un criminale, cosa che io stesso ho detto e scritto più volte”, risponde Belpietro all’interrogativo posto da un lettore sulla posizione della redazione, che il direttore definisce “sempre i soliti spiriti liberi, a volte non d’accordo fra noi, ma ugualmente con la voglia di raccontare il nostro punto di vista senza bavagli”.
“I giornali che ho diretto non hanno mai beneficiato delle pagine di pubblicità di Aereoflot e nemmeno hanno pubblicato per anni, come invece ha fatto Repubblica, un inserto in cui si magnificava la nuova Russia”, commenta pungente Belpietro. Sulla posizione attuale, invece, sostiene che “non è vero che non si capisca”.
“Si comprende benissimo, perché fin dal primo giorno ci siamo dichiarati contro la guerra, ma anche contro le ipocrisie guerrafondaie di chi ha molto da farsi perdonare“; scrive Belpietro. “Il che non vuole dire essere a favore di un regime che ammazza i dissidenti a colpi di veleno e spiana intere città”, continua citando le parole del lettore.
“Significa semplicemente non essere ciechi e sordi, ma analizzare i fatti per quel che sono e descrivere ciò che sta accadendo, come ci si è arrivati e, soprattutto, come evitare che tutto ciò prosegua e degeneri in qualche cosa di ancora più mostruoso“. “Lei pensa che quel 40-50 % di italiani che dice no alle armi in Ucraina o pensa che anche l’Occidente coltivi i propri affari sulla pelle degli ucraini, appartengano tutti alle suburre di destra e sinistra?”, è la domanda del direttore.
“Io no: io credo che siano semplicemente italiani di buon senso, che non sono filo putiniani, ma anzi credono che lo zar russo sia un cinico farabutto, ma non per questo sono disponibili a fare una guerra per procura, perché non vogliono avere vittime sulla coscienza“.