Una storia incredibile. Un ingegnere romano ha perso le tracce del figlio, che è stato portato in Ucraina dalla madre
E’ tornata in Ucraina, portando con se il figlio, di cui ha perso la potestà genitoriale, in una delle zone interessate dai bombardamenti, nella zona di Belgorod Dnestrovskij, in provincia di Odessa e lasciando il padre del bambino, un ingegnere romano, nel silenzio e nel terrore. “Non ho più notizie di mio figlio dal 23 febbraio, aiutatemi a sapere se è ancora vivo e in che stato di salute si trova”, ha detto Giovanni Arcangeli.
L’uomo, che vive ed abita a Roma, ha depositato, nel corso degli ultimi anni, vari esposti a piazzale Clodio. Uno di questi, del 2016, ha portato al processo. Nel capo di imputazione il pm Eleonora Fini contesta alla donna di avere “sottratto il minore al padre, esercente la potestà e contro la volontà dell’uomo, lo ha trattenuto in Ucraina“. Nei confronti della donna i reati contestati sono di sottrazione e trattenimento di minore all’estero. Sono anni, infatti, che il matrimonio tra Arcangeli e la moglie si è trasformato in un incubo.
Arcangeli è stato ospite di Bruno Vespa nella trasmissione Porta a Porta, ed ha dichiarato. “La cosa più importante in questo momento è la salvezza e la salute del bambino – ha detto l’uomo. L’ultima volta che l’ho visto, da lontano, è stato poco prima dell’inizio della guerra. Dal 2018 non parlo con lui, la famiglia della madre ha eretto un muro e in passato sono stato anche aggredito con acido e malmenato”. Nel 2021 il tribunale italiano ha affidato al padre la gestione esclusiva del bambino. “In Ucraina è in atto la procedura per il rimpatrio ai sensi della convenzione dell’Aia del 1980 ma da sei anni è ferma, insabbiata”, ha aggiunto Arcangeli chiedendo “alle autorità locali di non ostacolare le nostre ricerche, vorrei avere almeno la conferma che sia vivo e stia bene”.
La mamma del bambino, Tetiana Shevchenko 48 anni, è stata citata in giudizio dalla Procura di Roma e per lei il processo è stato fissato al prossimo 27 giugno davanti al tribunale monocratico. Un procedimento, però, che si annuncia particolarmente difficile, visto che la donna è irreperibile e se questa situazione dovesse prorogarsi fino all’inizio del processo il giudice dovrà prenderne atto e dichiarare la sospensione.
Il legale del padre, l’avvocato Gianluigi Scala, spiega che la “situazione si è ulteriormente complicata dopo che la procura di Belgorod si è rifiutata, eccependo questioni di natura formale, di prelevare il bimbo nell’interesse del padre. Il consolato italiano sta cercando di mediare con le autorità ucraine ma da parte loro non c’è stata alcuna collaborazione, un vero e proprio muro di gomma”.