Continua a far discutere la presenza dei giornalisti russi nei talk show. E i servizi d’intelligence lanciano l’allarme.
E’ ufficialmente scattato l’allarme per la presenza dei giornalisti russi nei talk show. Dopo le ipotesi avanzate nei giorni scorsi, iniziano ad esserci dei report ufficiali da parte dell’intelligence che confermano la strategia del Cremlino per portare la macchina di disinformazione nel nostro Paese.
Secondo quanto scritto da La Stampa, il presidente russo già dallo scorso luglio ha iniziato a pianificare questa strategia di comunicazione. Una attività che, come si precisa nei report, non è stata affidata solamente ad agenti segreti o spie, ma anche a giornalisti, accademici e imprenditori arruolati nel programma orchestrato da Putin e messo in campo subito dopo l’avvio dell’operazione in Ucraina.
Naturalmente questi documenti ora sono al vaglio del Governo e dei vertici delle aziende televisive e nei prossimi giorni ci potrebbero essere delle importanti novità.
Vladimir Putin e la sua strategia di disinformazione
La macchina della disinformazione voluta da Vladimir Putin, quindi, è arrivata anche nel nostro Paese. Un piano che lo stesso presidente Putin ha iniziato a preparata insieme a quello che prevedeva l’operazione in Ucraina.
Il Cremlino, almeno secondo i report ufficiali dell’intelligence citati da La Stampa, ha deciso di arruolare giornalisti, accademici e imprenditori per dare vita a questa vera e propria campagna di disinformazione attraverso i media italiani.
Un piano che, come abbiamo visto, ha dato i suoi frutti almeno fino ad ora, ma la situazione sembra essere destinata a cambiare nel giro di qualche settimana. Le prove raccolte dall’intelligence italiana, infatti, dovrebbero portare ad un passo indietro sulla presenza dei giornalisti russi nelle trasmissioni italiane proprio per non dare vita a questa campagna di disinformazione.
Si tratta di una svolta anche nel racconto della guerra in Ucraina. Fino ad ora, infatti, c’è sempre stato un racconto con testimonianze da parte di giornalisti, accademici e imprenditori di Mosca e Kiev, ma ora la parte russa dovrebbe trovare meno spazio sulle televisioni del nostro Paese.