Ecco il discorso integrale del fotoreporter Giorgio Bianchi in occasione del festival “Primavera Culturale” di Bolsena: “Tutto questo Pasolini lo aveva previsto già nel 1975. Se non li fermiamo ora, non li fermiamo più”
Nel corso della Primavera Culturale di Bolsena, “festival di rinascita artistica e culturale, organizzato dalla rete nazionale degli studenti”, è intervenuto il fotoreporter Giorgio Bianchi, noto per le sue posizioni schierate contro il green pass e soprattutto per quel che riguarda la guerra in Ucraina. A suo giudizio si tratta di eventi che hanno una correlazione, come spiegato sul palco di fronte al numeroso pubblico presente al Camping Val di Sole di Bolsena.
Il giornalista e scrittore al termine dell’incontro ha parlato anche con la redazione di Notizie.com, presente sul posto, analizzando nello specifico alcuni dei temi trattati nel corso del suo speech. Qui di seguito, però, vi riporteremo il suo discorso integrale.
Le origini della guerra in Ucraina
“Siamo di fronte a quello che viene definito in genere ‘great game’, ovvero quando le placche tettoniche dei blocchi di potere massimi, i pesi massimi, si muovono ed entrano in rotta di collisione. E si generano delle scosse di terremoto che vengono avvertite un po’ ovunque. Io penso che oramai sia chiaro a tutti che questa qui non è una guerra civile soltanto, non è una guerra tra Ucraina e Russia soltanto, ma è una guerra tra Nato e Russia. Più generalmente tra Nato e Russia, Cina e Iran. Dovremmo ridurre il contesto a questi elementi. Noi stiamo andando da un mondo unipolare in cui gli Stati Uniti erano lo sceriffo, i grandi giudici, gli arbitri del mondo, a un mondo multipolare in cui vi sono dei soggetti che hanno potere se non paragonabile, comunque sostanziale, che può in qualche modo scalfire o comunque mette in discussione l’egemonia statunitense. Ovviamente gli statunitensi non ne vogliono sapere di abbandonare il loro ruolo.
Dovete pensare che in Europa occidentale alcuni tra Paesi più importanti che hanno perso la Seconda Guerra Mondiale, come l’Italia, la Germania e in parte la Francia, che comunque è riuscita a pattarla alla fine, sono stati dei Paesi che sono stati sempre assoggettati all’egemonia americana finanziaria, ma anche e soprattutto culturale. Negli ultimi tempi però era cambiato qualcosa, perché l’Europa occidentale lentamente si stava affrancando da questo controllo statunitense e si stava avvicinando a quello che ovviamente è il suo mercato di sbocco, ossia l’Asia”.
Il pericolo per gli Stati Uniti
“Potete immaginare i prodotti, i beni di consumo fabbricati in Italia, in Francia, in Germania, ovviamente il vero mercato di sbocco sono le classi medie emergenti in Russia, in minima parte perché la Russia non è molto popolata, ma soprattutto in India e Cina. E la capacità produttiva e l’appetibilità di questi prodotti è garantita soprattutto dall’energia a basso costo fornita dalla Russia e dei semilavorati a basso costo forniti dalla Cina. Quindi questo ha generato una simbiosi naturale tra questi due blocchi e si stava creando una saldatura all’interno del continente euro asiatico tra Europa occidentale, Russia, Cina e India, con l’Africa che diventava un’enorme opportunità per questo mondo di investimenti di sviluppo, oltre a essere un enorme serbatoio di energia e di materie prime.
In questo diciamo quadro Stati uniti e Inghilterra rischiavano e rischiano ancora di essere completamente marginalizzate, perché nel momento stesso in cui in Asia, in Europa, in Africa si capisce che si può fare benissimo a meno degli Stati Uniti che oramai non hanno più nessuna capacità esclusiva. Perché sì, hanno una capacità tecnologica, ma oramai è stata quasi raggiunta dalla Cina. E hanno una superiorità militare, ma che in parte è stata anche quella raggiunta dalla federazione russa. La Gran Bretagna non fa altro che produrre carta straccia, vale a dire prodotti finanziari e null’altro che non fanno altro che intossicare le economie dei vari Paesi. Quindi in una situazione del genere noi abbiamo due soggetti importanti del mondo anglosassone che rischiavano completamente di essere marginalizzati e una saldatura imponente, pensate anche a questo colossale piano di investimenti per unire la Cina all’Europa Occidentale, all’Africa…”.
La linea dalla Cina all’Europa Occidentale
“Voi avete mai provato a tracciare una linea immaginaria dalla Cina al Mediterraneo? Una linea retta è il modo più semplice per unire due punti. Tracciandone una tra la Cina e il Mediterraneo, voi troverete che nell’estremo occidente della Cina c’è lo Xinjang, dove ci sono gli uiguri, che sono questa minoranza musulmana che in Occidente si dice venga repressa e massacrata dai cinesi, con persone mandate nei campi di rieducazione. Più semplicemente sono armati e finanziati dall’Occidente. Li hanno mandati in Afghanistan e in Siria ad addestrarsi e poi vengono rispediti in Cina per fare atti terroristici, quindi destabilizzazione all’estremo occidente della Cina, che è il primo punto di questa linea immaginaria che conduce verso il Mediterraneo. Poi abbiamo l’Afghanistan, l’Iraq, in parte l’Iran, la Siria, il Libano… Tutti questi Paesi che sono sulla strada che conduce dalla Cina al Mediterraneo sono stati destabilizzati, sono Stati in guerra. Chiaro che c’è una volontà di impedire alla Cina di integrarsi con l’Europa Occidentale, con il Mediterraneo e con l’Africa. Provate a immaginare i Paesi che circondano la Russia nell’Europa orientale: Polonia, Paesi baltici, ora anche la Finlandia, Georgia, la Repubblica Ceca. Tutti Paesi entrati nella Nato, tutti Paesi russo-fobici.
L’Ucraina a maggior ragione ancora più vicina, sarebbe la testa di ponte che penetra per diversi chilometri all’interno del territorio della Federazione russa, molto vicino a Mosca come confine. Quindi voi immaginatevi la Nato che cerca in tutti i modi di creare un cordone sanitario per blindare questa vicinanza della Russia all’Europa occidentale, perché la Russia è un partner strategico checché ne dica quel babbuino del nostro ministro degli esteri. Mettere il ministero degli esteri in mano a Di Maio, lo ripeterò fino alla nausea, è come mettere una Ferrari in mano a uno scimpanzé, l’unica cosa che ti può andare bene è se si schianta contro un albero. Ma quantomeno uno scimpanzé di tanto sul foglio di carta una firma giusta ce la mette. Quindi questi personaggi che sono stati messi lì proprio per tagliare le gambe alla diplomazia. L’Italia è un Paese fortemente dipendente dal gas russo e non è come dice quell’americano col k, Mario Draghi, che è una questione di condizionatori. Cioè noi abbassiamo il condizionatore e abbiamo risolto il problema. Noi stiamo rischiando di desertificare il tessuto produttivo italiano. Ma voi direte, questa cosa è casuale? No, è assolutamente voluto”.
Il parallelo con l’Italia
Vi siete mai chiesti perché il Sud Italia non è mai stato industrializzato? Se il Sud Italia fosse stato industrializzato l’Italia sarebbe stata come il Giappone, né più e né meno. Sarebbe stato uno dei Paesi più potenti al mondo. Il Sud Italia non è stato industrializzato per una serie di motivi: prima di tutto perché all’epoca le fabbriche avevano pochi padroni, pochi quadri e una marea di operai che votavano comunista, quindi il partito comunista in Italia sarebbe arrivato all’80%, ma soprattutto perché l’impresa genera indipendenza. Dovunque ci sono fabbriche e c’è un tessuto produttivo ricco, c’è una società ricca, colta, indipendente. Il Sud Italia l’abbiamo dovuto rendere dipendente dalla politica. Doveva essere dipendente dalla Dc, i ragazzi dovevano trovare lavoro attraverso il clientelismo, doveva dipendere dai soldi erogati dal Centro verso il Sud. La stessa cosa si sta facendo a livello europeo. Nel momento stesso in cui verrà desertificato il tessuto produttivo di Italia e Germania, queste diventeranno sempre più dipendenti dagli aiuti europei e quindi verranno meridionalizzate. A quel punto capirete a che cosa serve il Green Pass.
Se ti comporti bene ti erogo la paghetta, ti puoi andare a comprare l’hamburger fatto con le farine di camole. Potrai accedere a Netflix… Avete visto che adesso anche a Bologna hanno fatto questa sperimentazione: ‘Se ti comporti bene ti ripaghiamo con il buono sconto. Se tu ci concedi la possibilità di accedere ai tuoi dati e di fare la sperimentazione, noi ti ricompensiamo con servizi, con buoni, con benefit’. Cioè quella che viene definita ‘gamefication of life’, la vita che diventa un gioco. Ti comporti bene, ti do il contentino. Che è un lato della medaglia, poi dall’altro lato c’è il randello, cioè il bastone. Quindi bastone e carota, ma tutto questo chiaramente perché ci stanno preparando a quello che era l’obiettivo, quello di fare l’Anschluss come fecero i nazisti con l’Austria prima dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale, nei confronti dell’Europa occidentale. Deve diventare la testa di ponte della Nato, consolidata con i governi certi, possibilmente militari, per poter muovere guerra alla Russia e alla Cina. Perché sennò la partita è persa da parte della Nato nei confronti di questi partiti. La pandemia prima, che è stata una preparazione, ha dato la stura alla digitalizzazione ed è stata una fase propedeutica a quella che è venuta dopo, la guerra. E questa non è altro che lo stimolo al grande reset. Questo aveva bisogno di uno stimolo. Cioè, se la digitalizzazione è partita con la pandemia, la decarbonizzazione leggi ‘deindustrializzazione, desertificazione dei tessuti produttivi, dipendenza dell’Europa occidentale dal governo centrale transnazionale guidato dalla Nato’, passa dalla guerra.
La militarizzazione del territorio ucraino
“Lo scopo della guerra non era la Russia, non era l’Ucraina, è l’Europa occidentale. L’Ucraina è una trappola ben congegnata per costringere la Russia a entrare in quel territorio. Perché la Russia non poteva fare diversamente. Perché l’obiettivo erano le sanzioni e le sanzioni sarebbero state applicate anche se l’Ucraina avesse attaccato il Donbass, perché questo dai media occidentali sarebbe stato ritenuto legittimo e anche in quel caso se la Russia fosse intervenuta sarebbe stata sanzionata. Sarebbe stata sanzionata anche se avesse bucato una gomma di un mezzo militare ucraino, perché le sanzioni erano già state decise, era tutto già pronto. Come per la pandemia, era tutto pronto. Pensate che Amazon, che le grandi multinazionali si siano suicidate economicamente così dall’oggi al domani? Era già stato tutto deciso, era già tutto chiaro. Voi quello che prima leggevate ‘decarbonizzazione’, andatevelo a leggere. Questo famoso progetto di decarbonizzazione altro non era che interrompere il flusso di energia verso l’Europa occidentale. La scusa è quella del riscaldamento climatico.
L’errore che si fa e che ho cercato di spiegare in maniera più estesa sul libro, non è se l’11 settembre se lo sono sono fatti da solo o no. Tutto questo è del tutto irrilevante, noi dobbiamo vedere le conseguenze politiche di quell’evento, cioè il patriot act. È lì che si voleva arrivare, al controllo, alla militarizzazione del territorio ucraino, al Total Information Awareness, questo piano di controllo globale della popolazione americana. La crisi del 2007-2008, se l’hanno fatta o non l’hanno fatto non è importante. L’importante era indebolire l’Europa, creare questa crisi e trasferirla interamente all’Europa. E noi ancora non ci siamo ripresi da quella crisi”.
Le origini del Green Pass
“La pandemia, il virus artificiale o non artificiale, rilasciato volontariamente o no, non è importante. Le conseguenze politiche della pandemia sono evidenti, è chiaro che qualcuno si era preparato con largo anticipo per applicare quelle conseguenze politiche. Abbiamo visto, si sono esercitati, c’è chi si è arricchito. Peter Daszak, questo soggetto che ha scritto la lettera pubblicata su The Lancet in cui si negava l’origine artificiale del virus era lo stesso che faceva studi di guadagno di funzione sul pipistrello con naso a ferro di cavallo per conto di Allance, quindi finanziato dal Pentagono. Cioè l’uomo che faceva esperimenti sul guadagno di funzione e che potrebbe essersi perso il virus è lo stesso che negava l’origine artificiale del virus, con il plauso di Fauci in una mail trafugata, con Peter Daszak che lo ringraziava. Sempre gli stessi soggetti che ritornano. Qui abbiamo gli studenti contro il Green Pass. Qualcuno sano di mente può pensare che il Green Pass sia uno strumento di tutela della salute? No, è uno strumento politico, che andava testato, perché le cose che loro producono sulla carta, poi vanno testate sul campo. Quando tu fai un progetto, quando tu disegni una macchina, poi la porti in galleria del vento, perché per quanto tu possa avere fatto bene i calcoli, c’è sempre qualcosa che poi va testato sulla realtà. Il Green Pass loro lo volevano fare da ben prima. È documentato, lo abbiamo visto, era nei programmi dell’Europa. Era scritto. Però l’hanno fatto sulla carta e un certo punto lo devi testare, dei vedere se funziona, devi implementare gli strumenti, devi convincere le persone ad accettarlo. Quale situazione migliore di una in cui tu hai terrorizzato a morte la popolazione.
Noi abbiamo avuto un intellettuale nel passato, ammazzato nel 1975, che stava scrivendo un libro che si chiama ‘Petrolio’ e nel quale lui aveva ricostruito in maniera letteraria quello che era il progetto del potere, perché pensare che il potere improvvisi di volta in volta, quando dicono il complottismo no, cioè pensare che il potere improvvisi, che ci sia gente che si sveglia la mattina e decide cosa deve fare… Qui c’è gente che programma in 30-40 anni”.
La previsione di Pasolini
“Un grande intellettuale quale era Pasolini queste cose le scrisse nero su bianco. ‘Io so chi sono i mandanti delle stragi’. Oggi sarebbe definito un complottista, sarebbe trattato come uno scappato di casa e io ricordo nella riunione che abbiamo fatto in Umbria, io ho voluto fortemente che venissero due professori universitari che insegnano in Inghilterra, il professor Sergio Porta e il professor Fabio Vighi. Vighi ha un dottorato di ricerca su Pasolini e Porta lo studia da una vita, Hanno riportato un passaggio secondo me assolutamente fondamentale del quale io ero completamente ignorante. Pasolini, in un discorso che fece ai radicali, parlò nel 1975 dell’arrivo del tecno-fascismo. Cioè Pasolini aveva capito la trasformazione del potere in finanziario nel 1975. Oggi verrebbe definito un complottista. L’unico modo che abbiamo per batterli è capire i loro progetti a lungo termine, capire le interconnessioni tra tutti questi eventi. Perché sennò loro saranno sempre 10-50-100 mosse avanti a noi.
Però se tu capisci dove vogliono arrivare, se tu capisci gli strumenti con i quali esercitano il potere, la digitalizzazione, portare tutto nel mondo digitale, un mondo piccolo, controllabile in cui ogni tuo passo ogni tuo battito viene registrato. Immagina di avere un orologio che misura i battiti, quando guardi una trasmissione viene registrato il momento in cui tuo cuore batte di più, capire quale è la parola che ti esalta, ciò che ti commuove, come viene modificato il Ph del tuo sangue in determinati momenti piuttosto che in altri. Una volta ti facevano le domande ‘ti piace il rosa o ti piace in rosso’ e in base a quelle cercavano di profilarti. Oggi sanno ciò che pensi, ciò che dici, conoscono i tuoi parametri biometrici, la tua storia medica, la tua cartella clinica. Conoscono tutte le relazioni dei tuoi amici, conoscono quello che dici con i tuoi amici, hanno le foto delle tue vacanze, hanno i tuoi messaggi che tu ti scambi, ti geolocalizzano, sanno dove vai. Sanno esattamente adesso quante persone stanno qui, chi è vicino a cosa, chi parla con cosa e volendo sanno anche chi dice cosa. Tu ti rendi conto che il tecno-fascismo e non è che deve arrivare, è già arrivato, è già tra noi. E se non li fermiamo ora, non li fermiamo più”.
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