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Sport

Paola Egonu: “Piango ogni 25 dicembre. Io lesbica? Non funziona proprio così”

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Arianna Di Pasquale

Paola Ogechi Egonu si racconta in una lunga intervista in cui parla di famiglia, lavoro, abitudini e sentimenti

La conosciamo in campo per le sue caratteristiche esplosive la stella del volley italiano Paola Ogechi Egonu: giovane dotata di fisico e tecnica, un mix che la rende una giocatrice tra le più conosciute al mondo nonostante abbia solo 23 anni.

I Giochi della XXXII Olimpiade Tokyo 2020. Quarti di Finale Pallavolo Femminile Italia vs Serbia. Nella foto: Paola Ogechi Enogu (LaPresse)

L’opposto dell’Imoco si è raccontata in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera, in cui tocca vari temi: dalla famiglia, al lavoro, passando per l’amore e ed i sogni. Una Egonu a 360°, un po’ come siamo abituati a vederla nel terreno da gioco considerando che le sue emozioni si possono cogliere con facilità anche dallo schermo, vista la sua estrema sensibilità e voglia di fare bene in campo.

Egonu: “Ho ancora attacchi di panico”

«Ho ammesso di amare una donnae lo ridirei, non mi sono mai pentitae tutti a dire: ecco, la Egonu è lesbica. No, non funziona così. Mi ero innamorata di una collega ma non significa che non potrei innamorami di un ragazzo o di un’altra donna. Non ho niente da nascondere però di base sono fatti miei». Ha scritto un libro per ragazzi «18 segreti per diventare stelle», con dedica al nonno che le ha insegnato a sognare: «Ambrogio papà di Ambrose, il nonno paterno. È venuto a mancare in Nigeria a 94 anni subito dopo l’Olimpiade di Tokyo, in un momento per me già difficile per tutte le critiche che abbiamo ricevuto per la sconfitta nei quarti. Non sono potuta andare al funerale e ho voluto dirgli grazie così, con la dedica».

Paola Ogechi Enogu (LaPresse)

‘Ogni 25 dicembre piango’, scrive la giocatrice: «I miei oggi vivono in Inghilterra e mi mancano da morire. Il campionato di volley non ha mai soste natalizie, quindi per me è impossibile raggiungerli. Supplisco con i Lualdi, la famiglia della mia migliore amica Giuditta: tutte le feste le passo con loro, mi tirano su quando sono in preda alla nostalgia. È la mia seconda famiglia. Giuditta l’ho conosciuta in un bar di Milano, quando giocavo nel Club Italia: a me piaceva la sua compagnia, a lei la mia. Da allora non ci siamo più perse». In un’intervista, sempre al Corriere, dopo l’Olimpiade e l’Europeo, aveva raccontato di soffrire di attacchi di panico: «Ne ho avuti altri, con conseguenze ancora più forti sul mio corpo. Episodi sempre legati al campo, all’allenamento o alla partita. La testa vede improvvisamente nero, il pensiero negativo ti spinge giù, ti… ammazza. Quando mi succede, mi spavento: mi piace mantenere il controllo e invece non sono più lucida. Dopo, passata la crisi, mi aiuta avere qualcuno che mi ascolta, che sa come sono fatta e che accetta le mie follie».

 

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Arianna Di Pasquale