Ddl Concorrenza, arriva l’ultimatum di Draghi ai partiti

Draghi non ci sta e decide per una prova di forza sul ddl Concorrenza. Per il Governo il futuro continua a non essere roseo.

Il Governo Draghi nelle scorse ore ha traballato seriamente. A salvare, almeno per il momento, questo esecutivo è stata la prova di forza del premier Draghi, che ha convocato un Consiglio dei ministri con l’obiettivo di sbloccare la situazione sul ddl Concorrenza.

Mario Draghi
Draghi costretto ad una prova di forza per sbloccare il ddl Concorrenza © Ansa

Il decreto, che al suo interno ha anche la riforma delle concessioni balneari, continua ad essere bloccato in Commissione e questo mette a serio rischio il Pnnr. Così il presidente del Consiglio ha deciso di chiamare a rapporto tutti i partiti e chiedere di porre la questione di fiducia per accelerare e arrivare alla fumata bianca in Parlamento.

Al momento la situazione sembra essersi sbloccata e già nei prossimi giorni il provvedimento potrebbe lasciare le Commissioni ed arrivare in Parlamento. Ma il futuro di questo esecutivo inizia ad essere sempre meno roseo.

Draghi ai partiti chiede un cambio di passo

Draghi
Draghi chiede ai partiti un cambio di passo sulle riforme © Ansa

Un Consiglio dei ministri che sa tanto di ultimatum. Il premier Draghi, infatti, ha ricordato che questo esecutivo è nato per attuare il Pnnr: se non si portano avanti le riforme viene meno il mandato ottenuto dal Parlamento. Quindi o si sbloccano tutti i provvedimenti collegati al Pnrr oppure si va a casa.

Un clima, quindi, non assolutamente sereno all’interno della maggioranza e questo non aiuta in vista di altre due riforme fondamentali come Fisco e Giustizia. In molti pensano ad una nuova prova di forza da parte del premier Draghi già nel giro di pochi giorni, ma non è da escludere neanche una verifica di maggioranza entro la fine di maggio per verificare se i numeri ci sono.

Il futuro di questo esecutivo è meno roseo di quello che può sembrare e se non si cambia linea non è certo che si arrivi alla fine della legislatura, con lo stesso premier che potrebbe fare un passo indietro per l’assenza di numeri ampi.

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