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Cronaca

Il bunker antiatomico più grande d’Italia, ecco dove si trova

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Mauro Simoncelli

Un rifugio sotterraneo fortemente voluto dalla NATO ai tempi della guerra fredda sta per diventare un museo a disposizione dei cittadini

Nei lunghi corridoi dell’enorme bunker, sotto il monte Moscal ad Affi, in provincia di Verona, ci sono un bar, una palestra, alcune stanze per il relax, la mensa e la cucina, tutte perfettamente conservate, ma ciò che rende davvero speciale questo posto è che niente può distruggerlo, nemmeno una bomba atomica.

La galleria all’interno del Bunker antiatomico –

West Star, “Stella d’Occidente”, era il nome in codice militare della NATO del bunker segreto del Comando Forze Terrestri Alleate del Sud Europa, situato ad Affi a due passi dal lago di Garda. Tale nome fu scelto perché il rifugio fu concepito in piena guerra fredda, per contrapporlo così al concetto di Stella rossa.

L’invasione russa dell’Ucraina, i bombardamenti, i rifugi più o meno improvvisati sotto i palazzi o sotto i tunnel delle metropolitane, queste sono le immagini che da due mesi arrivano dal teatro di questa nuova guerra così vicina a casa nostra e quando si è cominciato a parlare di escalation nucleare, tutti abbiamo pensato a come poter trovare eventualmente riparo, se mai ce ne fosse poi davvero uno. Il West Star è esattamente questo, rifugio antiatomico, ma anche anti-chimico e anti-batteriologico, tra i più grandi d’Europa, costruito per resistere ad un attacco proveniente oltre la Cortina di Ferro.

Un bunker enorme

Grande 13mila metri quadrati, disposto su due piani, è stato pensato per accogliere fino a 999 persone, potrebbe tranquillamente ospitare la metà degli abitanti di Affi. Costruito scavando via milioni di metri cubi di roccia, dalla NATO, tra il 1960 e il 1966, è rimasto attivo fino all’ultima esercitazione avvenuta nel 2004, poi dal 2007 è iniziata la sua dismissione, perché secondo uno studio della stessa NATO, queste strutture non erano più considerate strategiche e soprattutto costavano troppo. Così la gestione è passata, prima all’Esercito italiano, poi al Ministero della Difesa, che infine l’ha ceduto al Comune di Affi. Come sempre in questi casi gli abitanti del posto si sono tramandati qualche racconto, ma nessuno sapeva con certezza cosa fosse stato davvero costruito sotto quella montagna a loro così cara.

Le enormi porte del bunker antiatomico –

Un dedalo di corridoi e stanze

Da fuori ovviamente è impossibile capire che quel normale cancellone verde nascosto dalla boscaglia cela l’enorme porta in acciaio che, una volta aperta, porta nel cuore della montagna. La porta di ingresso ricorda quella di un sommergibile, è spessa una ventina di centimetri, così pesante che un tempo poteva essere aperta o chiusa soltanto con un sistema idraulico. Qualche metro più avanti, in una stanza di decompressione, se ne trova una identica, con un meccanismo di apertura che scattava solo nel momento in cui si chiudeva la prima porta. Ogni coppia di porte creava una camera stagna per motivi di sicurezza. Poi si apriva la galleria, stretta e lunga quasi un km, che serviva per collegare le due entrate.

Una città sotterranea

Un bunker, oltre 12mila metri quadrati di estensione, come due campi di calcio, era attrezzato con infrastrutture di ultima generazione, dal punto di vista militare, ma anche di ogni comfort per i soldati che ci vivevano, ci abitavano e ci lavoravano. Al di là delle strutture tecniche, dal magazzino all’infermeria alla sala conferenze fino ai vari reparti, non mancava una sala mensa e nemmeno spazi attrezzati per il barbiere, e perfino un bar. Quattro cisterne da 4.500 metri cubi di acqua, profonde dieci metri, garantivano la riserva d’acqua sia per i servizi sanitari, sia per il raffreddamento del gruppo elettrogeno e degli impianti. Una war room, zone di decontaminazione con tanto di misuratore Geiger, tutto è rimasto al proprio posto.

Una sala riunione all’interno del bunker

Il livello di sicurezza e di segretezza era alto perché nel rifugio venivano gestite informazioni importanti. Era il centro di comunicazione di due importanti comandi NATO: il comando delle forze terrestri alleate per il Sud Europa della NATO, che aveva sede a Verona, e la Quinta ATAF con sede a Vicenza. In caso di attacco nucleare, chimico o batteriologico, il comando NATO di Verona si sarebbe trasferito qui, al sicuro.

Trasformarlo in un museo per non dimenticare

Il municipio di Affi, dal marzo del 2018, è ora il proprietario di West Star. E’ da allora che si ragiona all’ipotesi di una riqualificazione dell’ex base Nato, magari per realizzarci un museo della Guerra fredda. Sono in tantissimi i curiosi che in questi ultimi anni hanno chiesto informazioni sul bunker abbandonato. Incastonato nella montagna, è rimasto per molto tempo sconosciuto ai più. “Vorremmo portarlo all’attenzione della Soprintendenza perché secondo noi è un patrimonio storico di notevole valore. Al suo interno ci sono oltre 50 anni di storia militare. Ovviamente vorremmo coinvolgere anche il ministero della Cultura e l’Unesco” queste le parole del Sindaco di Affi Marco Giacomo Sega.

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Mauro Simoncelli