Da Mosca arrivano indicazioni sulla riapertura dei porti ucraini in cui sono bloccate tonnellate di grano: l’allarme del World Food Program.
Crisi energetica, prezzi alle stelle, difficoltà nella gestione delle risorse che hanno subito stop e una impennata dei costi dopo l’esplosione del conflitto.
Fattori ormai tristemente noti questi, che rischiano però di creare un’allarme o un problema ancora più grave. Nell’analisi fatta dal Giornale, in edicola oggi, arriva una ricostruzione precisa che rischia di alimentare i problemi. Da Mosca infatti giunge una indicazione, o meglio un sorta di promessa all’Occidente tutt’altro che positiva.
In sostanza la riapertura dei porti sarà condizionata alla revoca delle sanzioni sull’export, che fra le tante iniziative in arrivo dalla Ue e dall’America per tentare di porre fine al conflitto, è fra quelle che il Cremlino rischia di subire di più. L’informativa portata avanti in Parlamento è mirata a sbloccare milioni di tonnellate di grano ferme nei porti. Sono i dati e i rischi però ad alimentare il caos e i timori, e il Giornale fa un punto della situazione preoccupante.
Il ricatto della Russia e l’emergenza fame nel mondo
Il Giornale sottolinea che Ucraina e Russia sono responsabili del 25% delle esportazioni globali di grano e 26 paesi dipendono da loro per la metà del proprio fabbisogno. In sostanza il rischio non è solo nel rimbalzo dei prezzi, già tangibile, ma anche nella riduzione di forniture, con un impatto gravissimo in alcuni paesi dell’Africa e del Medioriente.
Il Giornale sottolinea infatti l’allarme che arriva dal capo del Programma alimentare mondiale. David Beasley (World Food Program), ha parlato al Consiglio di Sicurezza dell’Onu, sottolineando che la situazione è “drammatica”. I timori sono in una mancanza di disponibilità di cibo nel 2023 provocata dalla mancata apertura dei porti ad Odessa.
Un problema questo, che potrebbe avere riflessi come carestie, destabilizzazione e migrazione di massa secondo Beasley, deciso a sollevare una questione che rischia di diventare allarmante.