Quarto titolo di re dei bomber. Immobile continua a dominare la scena, ma qualcuno sembra non accorgersene
Ciro Immobile, sempre e solo Ciro Immobile. Per la quarta volta l’attaccante della Lazio si aggiudica il titolo di re dei bomber, dominando la graduatoria dei cannonieri nazionali. Nessuno come lui. Nessuno in grado di reggere il suo passo. Nell’anno in cui ha saltato più gare per infortunio, ha staccato fuoriclasse del calibro di Vlahovic, Lautaro Martinez, Simeone, Scamacca e Abraham.
Ma ciò che differenzia Immobile dal resto dei competitor, oltre ad una freddezza innata e un’ attitudine al gol e al gioco di squadra, è il modo in cui viene trattato. Per la quarta volta Ciro ha dominato la scena e ha fatto incesta di gol e record. Eppure non ha mai goduto di una stampa e un’accompagnamento mediatico paragonabile a quello di tutti gli altri attaccanti che regolarmente si lascia alle spalle. Ciro batte sempre tutti, ma è costantemente messo in discussione. Da chi preferisce esaltare altri. Da chi non riesce a capirne (o forse non vuole) l’importanza.
Quello che dovrebbe essere un’orgoglio nazionale, l’esempio da seguire ed esaltare, il bomber nato sui polverosi campi di provincia e diventato un leader affermato, è stato deriso, accantonato, poco considerato, o nella migliore delle ipotesi sminuito. La stessa stampa che ha dimenticato di esaltarlo, lo ha sbattuto in prima pagina trasformandolo in una specie di mostro, evitando poi di fare un passo indietro quando si è scoperta la verità. Ciro ha dovuto sempre combattere contro tutti: con i difensori che lo tallonavano e i detrattori che erano pronti a colpirlo. E ad addossargli ogni tipo di responsabilità: l’Italia non brilla? E’ colpa di Immobile. La Nazionale di Mancini non si qualifica per i Mondiali? La colpa è solo di Ciro.
Poco importa che, numeri alla mano, i centravanti del ct azzurro fatichino sempre, a causa di schemi che non esaltano le loro caratteristiche. Poco importa che Ciro nella Lazio va in gol con regolarità e in azzurro non è messo nelle condizioni di fare altrettanto. La colpa (per qualcuno) è sempre e solo la sua. Curiosamente, gli stessi detrattori di Immobile sono quelli che attaccano Allegri, incapace di esaltare le caratteristiche di Vlahovic (finito alle spalle di Ciro, nonostante abbia giocato cinque gare in più). Ciro ha le spalle larghe e una voglia matta di continuare a stupire. Dalla sua parte ha i numeri e l’affetto del suo pubblico: che ieri lo ha esaltato, chiamandolo a gran voce sotto la Curva Nord.
Per lui continuano a parlare i numeri, e i trofei: quattro titoli di capocannoniere in serie A (solo Nordhal ha fatto meglio), un titolo di re dei bomber in Europa League, una scarpa d’oro, un Europeo vinto da titolare, il titolo di miglior marcatore nella storia della Lazio, quello di miglior goleador in attività, il sedicesimo posto nella storia dei bomber di tutti i tempi in Italia (gli mancano meno di dieci gol per arrivare tra i primi nove) e la costante voglia di stupire e fare bene. Ciro è nella storia. Che continuerà ancora a scrivere.