Il calcio giocato assomiglia sempre più ad una realtà virtuale grazie alle nuove tecniche di ripresa televisiva e all’utilizzo di sofisticati software
C’era una volta il calcio in televisione: qualche telecamera, una a campo lungo per inquadrare le fasi di gioco e un paio a campo stretto per i primi piani. Ora le riprese delle partite di calcio sono effettuate da almeno una dozzina di telecamere, con tecniche di ripresa mutuate dal cinema, computer che in tempo reale elaborano fotogrammi per mostrarci immaginarie linee di passaggio disegnate direttamente sullo schermo. Una realtà virtuale che fa assomigliare la partita vista da casa ad un videogioco.
Durante la finale di Coppa Italia, vinta dall’Inter di Simone Inzaghi sulla Juventus di Allegri, a molti non sarà sfuggito l’utilizzo di immagini virtuali per riprodurre alcune azioni particolari. Si è trattato della sperimentazione della tecnologia “Virtual Recreation”, che ha consentito ai tifosi a casa di poter rivedere in riproposizione i replay di azioni di gara in realtà aumentata, come in un videogioco, includendo anche i dati statistici e di tracking evoluti combinati con il video. Non una novità assoluta in televisione, ma dalla incredibile perfezione tecnica.
Per la prima volta a livello mondiale un replay stile videogioco è stato utilizzato nel mondo del calcio. L’idea nasce dalla sperimentazione che la Lega Serie A sta portando avanti con Hawk Eye, già partner tecnologico della Lega per quanto riguarda Var e goal-line technology. Considerando che la Hawk Eye fa parte di Sony Sports Innovations Group, la parte della società giapponese che produce anche la nota piattaforma di videogiochi dedicata alle innovazioni nel mondo sportivo, possiamo realmente parlare oramai di effetto Playstation per le riprese tv delle partite di calcio. L’idea di fondo infatti è proprio quella di coinvolgere sempre più i giovani durante la visione delle partite, con tecniche di ripresa ai loro occhi più conosciute.
Altra grande novità stagionale, per quanto riguarda le riprese televisive, è quella dell’utilizzo di una particolare macchina da presa che permette, infatti, riprese con una bassa profondità di campo, una caratteristica tipica dei ritratti in primo piano: esalta il soggetto inquadrato, sempre bene a fuoco, mettendolo in contrasto con lo sfondo più sfocato. È un effetto assai comune in fotografia e particolarmente scenografico rendendo l’immagine trasmessa molto più coinvolgente. Anche in questo caso il risultato, oltre a essere percepito come qualcosa di nuovo, sta a metà tra un piano sequenza cinematografico e un videogioco sportivo.
Una semplice fotocamera digitale di nuova generazione integrata con un teleobiettivo da 24 a 70 millimetri e un trasmettitore wireless, il tutto montato su uno stabilizzatore di medie dimensioni per migliorare la qualità della ripresa con movimenti di camera più fluidi. Una novità che non poteva che arrivare dagli Stati Uniti e viene chiamata come uno squalo, “Megalodon”, un nome che in realtà non dice nulla sulla tecnica in questione, riconoscibile perché dà un aspetto cinematografico ai momenti cruciali. Introdotta da Fox Sports e poi subito ripresa dagli altri network televisivi americani, ha trovato un immediato successo nelle riprese sportive. Una steadycam, che già aveva rivoluzionato completamente le tecniche di ripresa in movimento, ancora più maneggevole, per un risultato stupefacente.