Il destino dell’esecutivo è appeso alla scelta sulle concessioni balneari?

Tra i miliardi Ue e le misure sulla concorrenza, il governo Draghi continua la sua avanzata in una maniera che i notisti politici provano a descrivere come “serena e tranquilla”. 

draghi
(Ansa)

Due aggettivi che tuttavia sembrano mettere in risalto, più che il metodo di governo, l’irruenza delle opposizioni e la discordia che sembra diffondersi sempre più tra le forze politiche su molte delle principali questioni politiche.

Davanti alla discussione che riguarda il disegno di legge sulla concorrenza, e i miliardi del Pnrr che l’Italia punta a portare a casa dopo i due terribili anni caratterizzati dalla pandemia, ieri sono saliti a Palazzo Chigi i centristi Romani, Quagliariello, Toti e Marin. La loro posizione è nettamente schierata con le “raccomandazioni della Commissione Ue”.

Il Corriere della Sera spiega che per Draghi, di formazione gesuita con un passato persino da consigliere di Ratzinger, oltre che membro della Pontificia Accademia delle scienze sociali, ci sono “principi non negoziabili”. Ma non sono gli stessi del Papa emerito, piuttosto riguardano le alleanze internazionali e i patti europei da cui non ci si può discostare.

Il ddl concorrenza che mette in difficoltà il governo

Senza questi, avverte oggi il quotidiano di via Solferino, l’esecutivo per Draghi non ha più ragione di esistere. “O le forze politiche si mettono d’accordo e fanno approvare in Parlamento la concorrenza e la delega fiscale che contiene la riforma del catasto, o non c’è più il governo”, sono le parole del premier riportate dal quotidiano diretto da Luciano Fontana.

Dall’altro lato, però, il pressing dei partiti si fa sempre più insistente, e il rischio di una crisi anticipata comincia ad aleggiare tra i corridoi di Montecitorio. Al premier tutto questo non sembra però interessare. Secondo la sua veduta, data la crisi pandemica finita e quella bellica da poco iniziata, non si può transigere, perché in gioco c’è il Pnrr, oltre che la sua parola data all’Europa, e non si può pensare di fare saltare tutto per un tema come quello delle spiagge.

“Il governo avverte la forte responsabilità di evitare passi falsi, battute d’arresto, distrazioni”, ha spiegato il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Roberto Garofoli. Ma il il ddl sulla concorrenza è fermo ormai da mesi sul tema delle concessioni balneari. Il governo aveva deciso di introdurre gare aperte per le concessioni a partire dal 2024, seguendo le indicazioni europee, ma una parte del centro-destra non ci sta, così il voto degli emendamenti è saltato. Per Draghi, il testo va votato entro il 31 maggio.

Gestione cookie