Papa Francesco ha nominato il nuovo presidente dei vescovi italiani, accettando la scelta lui sottoposta come già accaduto cinque anni prima.
Una decisione che vede nominare alla presidenza della Cei, la Conferenza episcopale italiana, il cardinale Matteo Maria Zuppi, arcivescovo di Bologna a cui Bergoglio aveva dato la porpora solamente nel 2019.
Zuppi è un volto estremamente noto del panorama ecclesiale italiano. Strettamente legato alla Comunità di Sant’Egidio, l’associazione trasteverina di laici che nella capitale si impegna in modo particolare per l’assistenza ai senza fissa dimora, agli anziani e ai migranti, il suo incontro con questa realtà riporta al 1973.
Allora studente del liceo Virgilio di Roma, in quell’anno conobbe il fondatore Andrea Riccardi, ex ministro della Cooperazione internazionale del Governo Monti, e insieme a uno sparuto gruppo di giovani cominciarono a frequentare le periferie della Capitale per portare il Vangelo a diseredati ed emarginati, in particolare nelle aree in cui stavano crescendo in quegli anni baraccopoli di immigrati dal resto del Paese.
Nel 1992 Sant’Egidio, sempre più impegnato nella diplomazia internazionale, risultò fondamentale per la firma degli accordi di pace in Mozambico, e proprio Zuppi fu uno dei mediatori di quel risultato importante. Oggi il cardinale porta avanti la sua missione a favore dei più poveri e dei più deboli nell’ambito della sua attività di vescovo, e prima di assistente ecclesiastico generale di sant’Egidio dal 2002 al 2012.
Il suo nome è stato scelto all’interno di una terna di nomi che comprendeva anche il cardinale di Siena Paolo Lojudice e il vescovo di Acireale monsignor Antonino Raspanti. Zuppi è stato il più votato dai vescovi italiani, Papa Francesco ha semplicemente accettato la decisione dell’assemblea riunitasi a Roma, nonostante le indicazioni piuttosto chiare date a inizio maggio in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera.
“Preferisco che sia un cardinale, che sia autorevole. E che abbia la possibilità di scegliere il segretario, che possa dire: voglio lavorare con questa persona”, aveva detto il Papa, restringendo così in maniera significativa il numero dei possibili pretendenti.