Da giorni sta circolando una notizia che potrebbe cambiare le sorti del conflitto ucraino: pare che i russi siano al lavoro sul piano italiano per la pace.
Il Cremlino starebbe infatti passando al setaccio la proposta messa a punto dalla Farnesina e presentata dal Ministro degli esteri Luigi Di Maio all’Onu. Proprio nei giorni in cui Kiev si sarebbe irritato al seguito della richiesta di adesione all’Unione europea attraverso un iter rapido, però rifiutata da Francia e Germania che al contrario hanno parlato di molti anni prima di completare la procedura.
Il piano presentato da Di Maio si articolerebbe in quattro punti, e sebbene non sia attualmente in fase di discussione il viceministro degli esteri russo, Andrey Rudenko, ha affermato che, oltre ad essere stato ricevuto, sarebbe anche in fase di studio. “Lo stiamo studiando. Quando avremo finito di analizzarlo, forniremo una valutazione“, sono le parole del viceministro russo.
I punti in questione contemplano il cessate il fuoco, la neutralità dell’Ucraina, le questioni territoriali, e nello specifico Crimea e Donbass, e infine un nuovo patto di sicurezza europea e internazionale. L’intenzione è quella di lavorare partendo dalle tregue localizzate, alla evacuazioni di civili e all’installazione di corridoi umanitari sicuri. Prima di arrivare, da ultimo, a un cessate il fuoco generale e a un accordo di pace duraturo.
La strada è tuttavia lunga. Anche perché, in caso contrario, la viceministra degli esteri ucraina Emine Dzhaparova ha spiegato che “qualsiasi piano che possa prevedere confini diversi da quelli attuali, qualsiasi piano di pace che non preveda la sovranità e l’integrità territoriale dell’Ucraina non è un piano sostenibile“. Si tratterebbe quindi solamente di un punto di partenza, come hanno spiegato fonti della Farnesina al quotidiano La Verità.
Il ministro francese per gli Affari europei Clement Beaune è stato tuttavia categorico, spiegando che per l’entrata dell’Ucraina nell’Unione europea “ci vuole tanto tempo”, non sei mesi, un anno o due, ma “probabilmente tra 15 o 20 anni”. Parole che hanno irritato non poco il ministro degli esteri ucraino, Oleg Nikolenko, che all’Ukrayinska Pravda ha affermato ha risposto sui toni. “Quando si mandano messaggi sui tempi e le date sembra che si voglia chiudere la porta alla nostra adesione: non lo trovo corretto”.