Clamorosa truffa sui test Covid in Germania, ecco come funzionava

Nei Land tedeschi i test veloci sono gratuiti e questo ha portato a falsificare il numero dei test effettuati per ottenere i rimborsi più alti

Un’inchiesta giornalistica ha rivelato che diversi laboratori tedeschi si sono fatti rimborsare dallo Stato test che non avrebbero mai effettuato, e questo anche grazie al fatto che non erano tenuti a rendicontare le spese, bastava comunicare il numero di prelievi per essere pagati.

est anticovid falsificati in Germania

Una truffa clamorosa che potrebbe essere milionaria, e che rivela anche una strana leggerezza dell’amministrazione pubblica tedesca, nota solitamente per il suo rigore nella gestione dei conti. Alla base del presunto scandalo, del resto, c’è la misura ideata e messa a punto dal ministro della Salute, Jens Spahn, per aumentare la capacità di test del Paese e che prevedeva tamponi gratuiti pagati dallo Stato. Per ogni test, il laboratorio che lo realizzava riceveva fino a 12 euro. Non sembrava che ci fosse margine per fare grandi affari, eppure la misura ha innescato una corsa all’apertura di nuovi centri per i test.

Una truffa milionaria

380 indagini in corso solo a Berlino per una truffa che potrebbe arrivare a sfiorare il miliardo e mezzo di euro ai danni dello Stato tedesco. In Germania ogni cittadino ha diritto a un test veloce gratuito alla settimana nei centri mobili, i cosiddetti Bürgertest. Per ogni test il centro riceve dallo Stato 12 euro di rimborso, ma molti in realtà non esistono, oppure i costi per il materiale sono triplicati artificiosamente.

La prima clamorosa scoperta

A favorire la proliferazione dei centri per i test sono state anche le regole, molto semplificate, messe a punto dal ministero. Bastava inviare una richiesta, anche senza avere grandi requisiti, seguire un corso online per la corretta somministrazione dei tamponi, e dopodiché si poteva ottenere una licenza. In più, stando al regolamento, questi laboratori non avevano l’obbligo di fatturare i test effettuati, né di presentare la prova delle spese sostenute per acquistare i tamponi, tutto per una questione di privacy.

Nel maggio 2021 i media tedeschi avevano denunciato il caso del consorzio MediCan che era attivo ufficialmente con 54 centri su tutto il territorio nazionale. Il gestore, accusato di 25 milioni di euro di danni allo Stato, sconterà una pena non oltre i 6 anni e mezzo dopo aver patteggiato in cambio di piena ammissione di responsabilità.

Un meccanismo semplice, ma efficace

Ma come si arrivava a fatturare un numero più alto di tamponi senza averli materialmente analizzati? Il meccanismo era molto semplice: nel centro i numeri dei test venivano artificiosamente gonfiati e il numero di quelli effettuati era notevolmente più alto della realtà, aumentati anche del 2000% al giorno. A rendere ancora meno plausibili alcuni numeri presentati era il fatto che il test per essere rimborsato doveva risultare negativo e i numeri contabilizzati erano incongruenti con la media giornaliera dei positivi in Germania. 

La difesa del ministro della salute

Il partito di Spahn, la Cdu di Angela Merkel, era già finito nel mirino delle polemiche dopo che alcuni suoi esponenti erano stati indagati con l’accusa di aver incassato delle mazzette dai fornitori di mascherine. Ma Spahn ha risposto affermando che “indipendentemente dal fatto che si tratti di maschere o test, chiunque utilizzi la pandemia per arricchirsi criminalmente dovrebbe vergognarsi”

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