Confesercenti, lo smart working mette in ginocchio attività e posti di lavoro: i numeri

Lo smart working, qualora diventasse strutturale, porterebbe ad una grande rivoluzione che però va gestita prima che porti disagi: i numeri parlano chiaro

La realtà dello smart working ha iniziato a prendere piede, per cause di forza maggiore, a partire dallo scoppio della pandemia: ad oggi sono tante le persone che da oltre due anni non sono ancora tornate a lavorare in sede, svolgendo quindi le mansioni da casa. I numeri che accompagnano questo cambiamento repentino della quotidianità, che ha stravolto di sana pianta le abitudini sia professionali che di vita personale, fanno decisamente riflettere.

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Come in ogni ambito, qualsiasi novità porta con sé conseguenze più o meno piacevoli. Se questa modalità di lavoro diventasse strutturale, sarebbe una vera e propria rivoluzione che però andrebbe gestita fin da subito: come riporta Verità&Affari, tale cambiamento coinvolgerebbe 6,2 milioni di lavori e ‘cancellerebbe’ dalle strade 4,9 milioni di passeggeri di mezzi privati o pubblici al giorno. da un lato quindi tanti ‘pro’, ma anche altrettanti ‘contro’.

Smart working, i numeri parlano chiaro: a rischio 21 mila attività

Lo smart working porterebbe sicuramente dei vantaggi, ma di pari passo crescerebbero anche i disagi qualora la situazione non venisse gestita nel migliore dei modi. Tale sistema di lavoro infatti porterebbe il settore imprenditoriale a risparmiare 12,5 miliardi l’anno, ma anche la perita di 25 miliardi di euro fatturati  alle attività di ristorazione, del commercio, del turismo e dei trasporti; questi i dati e le stime del dossier Confesercenti.

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Nel complesso si registra una perdita netta per il sistema delle imprese di 8,2 miliardi di euro di fatturato e tutto ciò porterà ad un impatto negativo con la conseguente chiusura di quasi 21mila attività e la perdita di oltre 93mila occupati, in modo particolare nei pubblici esercizi e nella ricettività. Lavorare da casa ha ripercussioni anche sul traffico ma in particolare, appunto, sulle spese; e se da una parte si risparmierebbe sui consumi generati attraverso gli spostamenti, dall’altra inevitabilmente lavorare in smart working peserebbe sui costi di casa. Doveroso anche sottolineare che in un anno, gli acquisti di apparecchiature elettriche collegate al lavoro da casa sono esplosi, così come il consumo energetico domestico.

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