La ‘Propaganda Criminale’ impazza sui social: mafiosi i “nuovi influencer”

Propaganda criminale impazza sui social network: nelle ultime ore si è tenuto un evento organizzato dalla Fondazione Magna Grecia

Mafiosi considerati nuovi influencer
Armi (screenshot video YouTube)

Che i social hanno cambiato il modo di vivere ed anche il mondo questo non è assolutamente un mistero. Anche le mafie vengono raccontate in maniera del tutto diversa. Se prima i boss si nascondevano per non far vedere a tutti il loro potere adesso è decisamente l’inverso.

La maggior parte di loro fa di tutto per apparire: ville, auto, gioielli e tanto altro oltre che a far vedere i loro guadagni. Proprio in merito a questo ha voluto dire la sua il professore dell’Università di Salerno, Marcello Ravveduto, che ha voluto raccontare questo loro cambiamento.

Per lui si tratta di un nuovo strumento di propaganda: “Siamo passati ai racconti di mafia a quelli della mafia“. L’evento organizzato dalla Fondazione Magna Grecia (con il prezioso aiuto da parte del Gruppo Pubbliemme, Diemmecom, LaC Network, ViaCondotti21 e l’Università LUISS) prende il nome di “Le mafie ai tempi dei social“.

Per Ravveduto le mafie sono un brand e che hanno imparato dai cartelli dei Narcos: “Twitter è la loro agenzia di stampa, Instagram il loro magazine, Facebook la tv generalista e TikTok il reality show“. Per quanto riguarda la musica? “Hanno una loro colonna sonora, la trap“. Un fenomeno che è cambiato anche su Google, proprio come ha spiegato lo scrittore e storico delle mafie, Antonio Nicaso: “Alle organizzazioni criminali basta cercare una famiglia su internet per sapere tutto di loro“.

Propagada Criminale, al via evento organizzato da Fondazione Magna Grecia

Il racconto di Marcello Ravveduto
Marcello Ravveduto (screenshot video YouTube)

Discorso che vale anche per il cinema come ha spiegato il critico Emiliano Morreale: “Solamente Gomorra ha cambiato le cose. Le rappresentazioni cinematografiche delle mafie non sono uno specchio della realtà, ma un sintomo“. L’obiettivo della docente dell’Université Cote d’Azur, Manuela Bertone, è quello di combattere tutto questo: “Basta mitizzare i mafiosi e farli diventare leggende“.

In conclusione il numero uno dell’Organismo di Vigilanza della Fondazione Magna Grecia, Antonello Colosimo ha dichiarato sui reati di contraffazione: “Solo nel 2020 la contraffazione in Italia ha avuto un giro d’affari di più di 6 miliardi di euro, 4800 miliardi di mancate entrate per il Fisco italiano. Su WhatsApp e WeChat ormai c’è il 70% del mercato dei prodotti contraffatti. Non molti sanno che la quota maggiore sulle vendite va ad associazioni terroristiche come Al Qaeda“.

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