Vaiolo, casi in aumento: il rapporto dell’Ecdc alimenta i timori

La Ecdc parla di numeri quintuplicati, la Oms definisce la situazione “atipica”: e intanto i casi di vaiolo in Europa aumentano.

Sono 19 i paesi in cui almeno un caso di vaiolo è stato confermato. Lo ha stabilito un rapporto del centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie.

Vaiolo
Vaiolo, cosa sappiamo sui casi (AnsaFoto)

La Ecdc ha ridefinito un quadro su come la malattia sta prendendo piede e, dal primo conteggio, datato 20 maggio, i numeri sarebbero quintuplicati. Sono infatti 219 i casi accertati, molti altri invece in via di definizione, e la maggior parte sono stati riscontrati in Gran Bretagna (71). In Spagna al momento sono 51, altri 37 in Portogallo, 7 in Italia, e poi ancora in Canada, Stati Uniti, Australia, Israele ed Emirati Arabi. Ad alimentare i timori non è solo la crescita dei casi, ma anche il rapporto della Organizzazione Mondiale della Sanità, in cui si parla di una situazione “atipica”.

Vaiolo, casi in aumento: ecco perché la situazione è “atipica”

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Vaiolo delle scimmie (Ansa Foto)

La Oms ha chiarito che è “possibile fermare la trasmissione della malattia negli esseri umani”, pur definendo il la situazione “atipica”. Non si registrano infatti fortunatamente decessi, ma la rapida crescita dei numeri genera comunque timori. La malattia si presenta infatti con una rapida eruzione cutanea e la formazione delle croste e febbre molto alta.

Ciò che fa temere di meno è una differenza con l’ondata del passato che fu debellata, e la malattia che si è presentata è ritenuta meno pericolosa. Resta però un cambio di rotta da parte della Ecdc che fa riflettere. Nella prima analisi sui casi riscontrati il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie valutava il rischio di contagio maggiore per le persone con più partner sessuali, ritenendo invece bassi i rischi per la popolazione in generale.

Il quadro invece, a giudicare dai numeri, potrebbe essere differente, e i casi iniziano a trovare conferme in molti paesi del mondo. Restano quindi diverse le domande alle quali la scienza dovrà fornire risposte. In primo luogo bisognerà valutare se ci sia una mutazione che rende la diffusione più rapida, e soprattutto il perché la maggior parte delle persone che hanno contratto il virus siano uomini fra i 20 e i 50 anni. Tutte analisi che la scienza sta valutando per trovare un filo conduttore e provare a fermare la crescita dei contagi.

 

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